sabato 11 dicembre 2010

IL FALLIMENTO DI SAPRO E' IL FALLIMENTO DI UN SISTEMA DI POTERE ROSSO

S.A.PRO S.p.A.  è una Società per lo sviluppo delle attività produttive della Provincia di Forlì- Cesena ed è nata nel 1995.

La società ha lo scopo di favorire lo sviluppo economico ed imprenditoriale della Provincia di Forlì-Cesena, acquisendo (in proprietà, in concessione, in gestione) e trasformando per il mercato (vendita, locazione anche finanziaria, gestione) aree e immobili destinati o destinabili all'insediamento di attività industriali, artigianali, commerciali, direzionali e turistiche. La Società ha capitale interamente pubblico, di proprietà dei comuni di Cesena e Forlì, con una quota del 33% ciascuno, e della provincia e di alcuni altri piccoli comuni. La società è stata dichiarata fallita dal tribunale di Forlì pochi giorni fa, e sono indagate diversi amministratori per vari reati.

Poteri forti e sprechi
 Forli, 10 dicembre 2010 - La fotografia sbiadita e spiegazzata della vecchia politica del centrosinistra che in Emilia Romagna cambia il pelo ma non la testa, è nel fallimento della società immobiliare tutta a capitale pubblico, la Sapro, che a Forlì e Cesena ha fatto un crac da 137 milioni. Questa spa del potere rosso, partecipata dai Comuni di Forlì, Cesena, Bertinoro, Santa Sofia e Galeata, e dalla Provincia era nata per favorire lo sviluppo del territorio. E’ morta in un groviglio di sballate compravendite immobiliari dove la Sapro, fra le altre cose, pare acquistasse terreni a cifre superiori al loro valore effettivo. Perchè? Incompetenza del pubblico che vuole sostituirsi al privato? O altro? L’inchiesta in corso con sei indagati fornirà qualche risposta. La circostanza mi fa ricordare un mio amico che diceva: non guardare a spese quando compri un cavallo tanto lo metti in vendita al doppio. E così si preparano i crac.
 
Il caso Sapro è un’altra conferma di un sistema di potere rosso che in Emilia Romagna ha sempre avuto poco rispetto per il denaro pubblico. Oggi il clima è cambiato e molti nodi vengono al pettine. In Romagna stanno venendo a galla pasticci enormi, su cui oggi la magistratura indaga e una volta lo faceva un po’ meno. L’Ausl di area vasta di Forlì -Cesena è al centro di una doppia inchieste per due appalti da 12 e 40 milioni e per un buco di 60 milioni nel bilancio, su cui anche la Corte dei conti chiede spiegazioni. Aggiungiamo pure a questo fiume di denaro pubblico gettato dalla finestra il caso dell’aeroporto di Forlì, uno scalo scarsamente remunerativo e poco strategico tenuto in vita solo per questioni di campanile. E’ tutto a partecipazione pubblica e perde 7 milioni l’anno. Ora sta per essere riconvertito, stritolato da Rimini e Bologna, ma intanto ha perso fiumi di denaro dei cittadini. I segnali di questi fallimenti c’erano da anni, ma non si mai visto grande impegno per rimediare. Un privato avrebbe tentato di agire per tempo. L’antico vizio della sinistra emiliana di fare impresa per controllare i centri di potere non passa mai. Tanto pagano i cittadini.
 
Ricordiamolo agli amministratori che tuonano contro il Governo per i tagli e, come accade ora, aumentano le tariffe del trasporto locale. Nessuno però ha mai il coraggio di fare un "mea culpa" spiegando ai cittadini gli episodi di sprechi milionari degli enti locali. Quando fa comodo meglio il silenzio.
 
di Beppe Boni
il resto del carlino

Nessun commento:

Posta un commento