mercoledì 26 gennaio 2011

EUGENIA ROCCELLA


Io, cattolica, in coscienza non posso che difendere Berlusconi

di Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare
Tratto da Il Foglio del 25 gennaio 2011

Il cardinale Bagnasco ha parlato. Lo ha fatto con l’atteggiamento pastorale che gli è proprio e con grande equilibrio.
La prolusione, tanto attesa, delude quei cattolici adulti, e laici infantili, che pretendevano che la chiesa svergognasse pubblicamente il Grande Peccatore Berlusconi. Forse ora smetteranno di chiedermi perché “come cattolica” (in alternativa “come donna”) non mi affretto a esprimere una severa condanna nei confronti del presidente del Consiglio. E magari aggiungono: ma come, proprio tu, che vieni dal Family day! (Quanto fastidio deve aver dato quella manifestazione sorridente e mite, se ancora a tanti è rimasta sullo stomaco: il popolo cattolico che scende in piazza e difende i semplici fondamenti della vita, detti anche “valori non negoziabili”). Invece io, in coscienza, oggi non posso che difendere Berlusconi. Come si fa a giudicare qualcuno da brandelli di conversazioni intime, in cui persone che non c’erano riferiscono cose che non hanno visto a persone che non c’erano, o in cui qualcuno che c’era svela prima di tutto la propria umana pochezza e scarsa affidabilità?
E’ per questa scivolosa opinabilità degli elementi di conoscenza, forse, che i dibattiti televisivi sul tema tendono ad assomigliare alla versione cupa di un reality. Giudicare moralmente una persona, tanto più “da cattolico”, richiede infinita cautela; il pubblico peccatore, chi l’ha detto che è più peccatore di me? Chi può sapere cosa accade nella coscienza del singolo, per fortuna ancora impenetrabile alle intercettazioni, e quali siano davvero le intenzioni, i fatti e i misfatti? Cosa ne sappiamo noi, oltre a quello che qualcuno ha voluto farci sapere, violando il segreto istruttorio? E come possiamo non preoccuparci della vulnerabilità della presunzione di innocenza, ormai bandiera inutile e strappata di una civiltà giuridica a cui non si crede più?
Non c’è, nella dottrina cattolica, la gogna pubblica per chi sbaglia, e anzi si ripetono nel Vangelo gli inviti a guardare la trave nel proprio occhio prima che il fuscello in quello altrui, e a non scagliare la prima pietra. Se c’è un reato, cosa ancora da dimostrare, si vedrà nell’eventuale processo, e solo chi non ha fiducia nella magistratura può accusare Berlusconi di ostacolare l’accertamento dei fatti perché chiede di essere giudicato dal Tribunale dei ministri. Solo chi conta sull’antiberlusconismo della procura di Milano, sostiene che quelli, e soltanto quelli, sono i magistrati che devono occuparsi della vicenda. Chi ha a cuore il bene del paese dovrebbe preoccuparsi, più che del privato di Berlusconi, del visibile gioco al massacro nei suoi confronti, dell’ennesimo tentativo di una procura di interferire pesantemente negli equilibri politici. L’operazione è trasparente: si tratta di rovesciare la maggioranza voluta dagli elettori, o almeno di decapitarne il leader per via giudiziaria e mediatica. Se c’è qualcosa che si può giudicare, perché ci sono tutti gli elementi, è l’operato di alcune procure negli ultimi venti anni.

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