giovedì 17 febbraio 2011

DONNE, UN PROBLEMA DI EDUCAZIONE LE MANIFESTAZIONI NON SERVONO


di Luigi Negri*
15-02-2011

La dignità della donna e il suo valore, il suo ruolo nella società, non l’abbiamo imparato da nessuna manifestazione, contro questo o contro quell’altro. Lo impariamo e dobbiamo impararlo da un’esperienza di vita personale e sociale nella quale una persona nella sua identità e quindi nella sua differenza specifica – perché la donna ha una differenza specifica nei confronti dell’uomo – possa essere riconosciuta, attuata e vissuta.

Io credo che la storia della società – anche quella italiana – abbia avuto ambiti e abbia avuto tempi  e momenti nei quali la donna ha dato il suo contributo leale e reale alla vita della famiglia e della società, anche quando possono essere state vissute delle dialettiche intrafamiliari e sociali.

Ora scoprire che la donna ha una dignità che è fatta anche di rispetto della sua fisicità mi sembra una cosa assolutamente ovvia. In questa mancanza di rispetto della corporeità della donna e della dignità del suo corpo certamente, visto che non pare si tratti in nessun caso di violenze e di stupri, si deve quantomeno dire che c’è una grossa fetta o una certa fetta di donne che accetta questo tipo di abuso della propria dignità. Ma dare a questo problema un valore di carattere totalizzante sul piano della vita sociale, sul piano nazionale e internazionale, mi sembra realmente che si perda il senso della realtà.

Questi fenomeni di degrado della dignità della donna che sono articolatissimi - che vanno dagli spot televisivi al modo con cui le donne vengono in qualche modo costrette a vestirsi, muoversi - nascono dalla perdita della coscienza della propria dignità, che non si riacquisisce protestando ma solo con un’opera di riconoscimento di questa dignità e un'opera di educazione. La protesta è una forma di millenarismo: protestiamo e cambia la situazione, senza considerare poi che tali proteste sono evidentemente strumentalizzate, dall’una o dall’altra parte.


Ancora una volta - e dobbiamo ripeterlo anche in questo caso -
si tratta di un problema di educazione. Se creiamo generazioni di donne, così come di uomini, per cui il benessere psicologico, affettivo, sessuale ed economico è l’ideale della vita, allora si sacrifica anche la dignità perché tutto è funzionale a questo benessere. Il problema è dunque offrire alle giovani generazioni un itinerario formativo che consenta loro di riconoscere pienamente la loro identità e di attuarla adeguatamente.

Quanto al contorno cattolico a queste manifestazioni, non è soltanto di oggi la rilevazione che esistano zone di confusione di carattere teologico, di carattere filosofico, di carattere culturale, che poi fanno sì che questi cattolici entrino in marchingegni più grandi di loro in cui rischiano di fare la figura degli "utili idioti".* Vescovo di San Marino-Montefeltro

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