giovedì 17 febbraio 2011

IL SENSO DI DIO E L'UOMO MODERNO

Un giorno il viandante chiuse la porta dietro di sé e pianse. Poi disse: questo ardente desiderio del vero, del reale, del non apparente, del certo, come lo odio…» (F.Nietzsche).

Questa è la scelta che ha fatto l’uomo contemporaneo: chiudere la porta alla speranza, all’impeto ideale che gli alita alle spalle, acquattato in fondo al suo cuore, trasmessogli da sua madre e da tutto ciò che lo anticipa nella storia: questo evidente desiderio del vero, del reale, del certo.

L’uomo moderno se ne sente perseguitato come da un aguzzino «tetro e appassionato», e ad un tempo ammette di essere costituito dal desiderio della verità, mentre si ribella alla natura del proprio cuore che è profezia di Dio. Solo qui si rivela la cattiveria dell’uomo.

Dante, del resto, già aveva indiziato quest’ultimo problema umano con la figura di Capaneo. L’uomo cristiano conosce questa tentazione: Tu o Dio mi leghi qui e non posso sfuggire, ma non puoi impedirmi di bestemmiarti e io ti bestemmio. Ed è così che per rinunciare a Dio l’uomo rinuncia a se stesso.

Quel desiderio del vero, quale aguzzino, non gli permette di riposare. Per sottrarsi alle esigenze del cuore, quanti strappi, quante amarezze! «Ma poiché l’uomo deve muovere oltre il piede stanco e ferito» – come continua Nietzsche – allora egli rivolge indietro, alle cose belle e adeguate alla sua esigenza che non hanno saputo trattenerlo, uno sguardo di odio feroce. In questa irosa volontà di strapparsi alle domande che lo rimanderebbero a Dio, egli è pieno di livore perché quelle esigenze del cuore non l’hanno costretto a rimanere. Egli così odia la propria libertà, la odia mentre la usa.

Luigi Giussani, Il senso di Dio e l’uomo moderno, BUR
Tratto dal blog “labellezzaèunaferita”

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