mercoledì 9 marzo 2011

LO STUPORE DELLA PRESENZA



BEETHOVEN SETTIMA SINFONIA PRIMO MOVIMENTO
CARLOS KLEIBER
La musica di Beethoven costringe ad entrare in uno sguardo profondo sulla realtà, lì dove è evidente che la realtà è rapporto con il Mistero che la costituisce. Tutta la realtà rimanda a questo Mistero. Perciò la musica di Beethoven è drammatica: il dramma è infatti il dialogo appassionato dell'uomo con il suo Destino. In questo dialogo l'uomo deve giocare tutto se stesso, perché appunto è in gioco il suo Destino. Perciò questo dialogo lascia quasi con il fiato sospeso, è "drammatico".

Tutto ciò si esprime con particolare forza nella settima sinfonia, dove troviamo in sintesi:
- il fascino e l’attrattiva della realtà
- il desiderio della felicità
- il dramma dell’incapacità
- la nostalgia e l’irrinunciabilità del vero.

a)Nella parte iniziale la forza e la maestosità delle note richiamano la grandezza, affascinante e nello stesso tempo enigmatica, della realtà e del suo mistero profondo, quasi come il diradarsi di nuvole che lasciassero improvvisamente comparire l'imponenza di un grande orizzonte.

b)L'attrazione che questa realtà suscita nell'animo è come un forte invito ad entrare in questa misteriosa pienezza: è il "tema di danza" che il flauto ad un certo punto trasmette come in un invito e in un dialogo al violino, finché tutta l'orchestra ne è coinvolta.

c)Ma questa danza è continuamente e drammaticamente interrotta, come per una incapacità radicale a realizzarne l'impeto iniziale. Tuttavia questo impeto è insopprimibile: di qui il tentativo continuo di ripartire, come in una nostalgia e in una ricerca che non può essere abbandonata.

A titolo di esempio si può pensare ad una festa di compleanno in cui, per un errore organizzativo, si ritrovino insieme dieci ragazzi e undici ragazze; accade così che una ragazza inevitabilmente rimanga esclusa dal ballo quando questo comincia; allora l'attesa di un nuovo giro, con esito però negativo. E' insomma l'esperienza di un grande desiderio che non trova capacità di realizzazione, tanto che ad un certo punto si trasforma in pianto (come suggerisce proprio il secondo tempo della sinfonia).

L'uomo cosciente, che non censura le domande ultime della ragione, si rende conto di essere fatto per una pienezza cui non può rinunciare, per un Infinito di fronte al quale non può non sentirsi chiamato. E' quanto S.Agostino ha espresso in termini chiarissimi: "Ci hai fatti per Te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non vive totalmente in Te".

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