giovedì 14 aprile 2011

ABBATTERE IL DEMONE 4


Così Zagrebelsky indottrina aspiranti tirannicidi

Dal Palasharp alla Biennale democrazia

Dal Palasharp alla Biennale della democrazia (titolo: “Tutti. Molti. Pochi”, contro le “insidie che la concentrazione dei poteri comporta per la vita democratica”, per usare le parole di Giorgio Napolitano nel messaggio di saluto inviato ieri).

Cinque giorni a Torino per convincere il popolo che è arrivato il momento di decapitare il Re. Gustavo Zagrebelsky, il giurista del gruppo puritano dei tecnici del colpo di stato e presidente della Biennale, usa Joseph De Maistre per spiegare le sue intenzioni: “Il potere di tutti si esercita solo nei momenti eroici, quando si abbatte il tiranno. Dopo, lentamente, si mettono in moto le oligarchie, perché i grandi numeri, per governare, hanno bisogno dei piccoli numeri. Dunque è necessario riattivarsi contro le oligarchie”.

Zagrebelsky fa parte di quell’intellighentia che definire di sinistra è riduttivo, fa parte di quel club dei miliardari molto indignati (e molto preparati) che nel loro cuore schifano il popolo e odiano chi ne sa interpretare gli umori e intercettare le voglie (quando non i desideri): per questo disprezzano la politica in generale e Silvio Berlusconi in particolare.

Tornato dalla Corte costituzionale, nel 2004 il professore passò pochi giorni tra le aule dell’Università. Da poco passati i sessanta, lasciò l’insegnamento ordinario anche perché disgustato dall’università di massa (oggi tiene un corso opzionale di Diritto costituzionale). Come un Alessandro Baricco del Diritto, dicono che non disdegni di indossare la maschera da voi-non-mi-meritate, ma ora scende tra il popolo confuso cavalcando il destriero bianco della Costituzione e proponendo cinque giorni di incontri, mostre e spettacoli con un programma talmente elefantiaco che gli stessi relatori fanno fatica a decifrarne i contorni.

L’idea di fondo è però ben chiara nella mente del professore: la politica fa schifo, i nostri rappresentanti sono ancora peggio, l’etica non frequenta da troppo tempo i palazzi del potere. La soluzione? Dare la parola al popolo e a coloro che incarnano l’Etica e i Valori (che piacciono a Zagrebelsky).

L’obiettivo: dare al popolo rincretinito dal Cav. una coscienza nuova. Tutto si tiene, alla Biennale della democrazia: ieri sera Benigni ha usato Dante per attaccare Berlusconi, nei prossimi giorni stessa sorte toccherà a Evola, Primo Levi, Socrate, Platone, Machiavelli, Pasolini, il Risorgimento e Mandela tra gli altri. La preparazione è stata accurata: mesi di dibattiti nelle scuole, nelle sedi delle istituzioni, giurie popolari che valutavano i contenuti dei vari incontri, relativismo come se piovesse. Rifiuto di “sommi princìpi” e “postulati assoluti”: tutti discutano liberamente di tutto.

La pseudo “democrazia dal basso” di Zagrebelsky non tiene fuori nessuno. A parlare ci sarà un parterre non originale ma variopinto: da Michele Serra al priore di Bose Enzo Bianchi, dal giurista Joseph Weiler a Umberto Eco passando per Vito Mancuso, Nadia Urbinati, Paolo Mieli, Antonio Pennacchi, Ernesto Galli della Loggia, Peter Gomez ed Eugenio Scalfari. Ieri il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha dato (con neutralità) il via ai lavori. Due anni fa fu Giorgio Napolitano a benedire l’iniziativa di uno Zagrebelsky sempre più circondato dall’aura di papa laico: il professore che schifa la politica aveva bisogno di accreditarsi presso le istituzioni per diffondere meglio tra la gente la nausea per tutto ciò che è rappresentanza.

Nelle scuole, gli incontri preparatori alla Biennale hanno avuto all’incirca questo canovaccio: “Per discutere del tema X o Y, dovete liberarvi di tutto quello che sapete e che la vostra tradizione vi ha insegnato. Solo a quel punto sarete liberi di discutere”. E di essere rimbecilliti.

Un programma che punta a crescere generazioni indignate: non persone pronte a cambiare il sistema, ma persone contro il sistema. Quello stesso sistema che tra comune di Torino, banche e fondazioni, finanzia l’evento di questi giorni. A forza di dare di “anticostituzionale” a Berlusconi, il presidente emerito della Corte scivola sul crinale della costituzionalità: l’articolo 1 della sua Carta di riferimento recita che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Non in piazza per “abbattere il tiranno”, dunque.

Siamo vicini al ribaltamento di De Maistre: dopo che il tiranno sarà stato eliminato dal popolo (istruito a dovere dai difensori della democrazia), il popolo non servirà più. Sarà il momento delle oligarchie. Guidate da chi? Indovinare.

http://www.ilfoglio.it/soloqui/8504

Nessun commento:

Posta un commento