giovedì 21 aprile 2011

EXTINGUISH MY EYES, I'LL GO ON SEEING YOU.


Extinguish my eyes, i'll go on seeing you.
Seal my ears, I'll go on hearing you.
And without feet I can make my way to you,
without a mouth I can swear your name.

Break off my arms, I'll take hold of you
with my heart as with a hand.
Stop my heart, and my brain will start to beat.
And if you consume my brain with fire,
I'll feel you burn in every drop of my blood

RAINER MARIA RILKE
The Book of Hours II, 7


What does it take to love this world?
How do we open ourselves to reality?
Rilke shifts the focus of love away from the sense organs and the surface of experience, and into the life-force of existence: the heart that silently pulses blood.

Rilke's Book of Hours, translated by Anita Barrows and Joanna Macy

GIOVANNI PAOLO II INCARNA QUESTE PAROLE DI RILKE
E NE E'  TESTIMONE PER SEMPRE

Da il Tempo del 1° di aprile del 2005

Spegnimi gli occhi e io Ti vedo ancora Rendimi sordo e odo la Tua voce. Mozzami i piedi e corro la Tua strada Senza Parola, a Te sciolgo preghiere! Spezzami le braccia e io Ti stringo Se fermi il cuore, batte il mio cervello. Ardi anche questo ed il mio sangue, allora Ti accoglierà, Signore, in ogni stilla (...).

ECCO perché non si è nascosto. Ecco perché Giovanni Paolo II non si è piegato alle molte, troppe, richieste di pietà, di falso rispetto. Ecco perché quella figura lontana apparsa dall’alto di una piazza assorta e in attesa. Non un povero ammalato, da lasciare in pace. Un testimone che non ha voluto lasciarci in pace. Noi che non sopportavamo vedere vivere così la malattia, e la speranza della resurrezione, davanti a tutti, gridata al mondo. Noi che abbiamo adorato un condannato a morte, agonizzante, su una croce. Ma non siamo capaci di tollerare la presenza di un Papa ammalato, che ci ricorda l'Inizio, mentre si prepara alla fine.

Nella lunga notte di Karol Woityla che combatte con la febbre alta e la violenza di una malattia ormai padrona del suo corpo possiamo ancora una volta affidarci alla speranza di un miracolo. Perché non siamo, non saremo mai preparati a fare a meno di un Papa così. Un padre, più lo vedi provato, allontanarsi dalla tua storia, più lo rimpiangi e già senti lo struggimento di un vuoto insopportabile.

Che forse può essere riempito dalle sue prime parole. Oggi le uniche in grado di accompagnare il tremore di questa notte. Era domenica 22 ottobre 1978: «O Cristo! Fa’ che io possa diventare ed essere servitore della tua unica potestà! Servitore della tua dolce potestà! Servitore della tua potestà che non conosce il tramonto! Fa’ che io possa essere un servo! Anzi, servo dei tuoi servi». Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa "cosa è dentro l'uomo". Solo lui lo sa! Oggi così spesso l'uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi - vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia - permettete a Cristo di parlare all'uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna Mi rivolgo a tutti gli uomini, ad ogni uomo (e con quale venerazione l'apostolo di Cristo deve pronunciare questa parola: uomo!). Pregate per me! Aiutatemi perché io vi possa servire! Amen.»

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