domenica 10 aprile 2011

SUSSIDIARIETA' .... IN COMUNE


RISORSA SUSSIDIARIETA’

Andrini ha intervistato Stefano Zamagni su "Avvenire Bologna Sette"

“Bologna unisce punte di eccellenza a una miriade di rami secchi. Per questo non si può pensare che il futuro di una città possa essere legato solo alle prime. Si deve perciò puntare sulla zona intermedia, su quelle imprese che pur non essendo eccellenti sono vitali».


Lo afferma Stefano Zamagni, ordinario di Economia politica all’Università di
Bologna. «Nella nostra città» prosegue «non si è più riusciti ad integrare comunità operosa (le imprese) e comunità di cura (i soggetti che si prendono cura delle
persone tenendo conto della loro condizione familiare). E i risultati sono sotto gli occhi di tutti».

«Diminuendo i fondi che l’ente pubblico destinava alla cura – continua Zamagni – da una parte i soggetti associazionistici e individuali hanno poche risorse e dall’altra le imprese pensano che del problema si debba occupare l’ente pubblico. Questo è l’errore più grave che negli ultimi tempi ha impedito a Bologna di esprimere il suo potenziale».

È allora necessario, insiste il professore, far capire al nuovo sindaco e alla nuova giunta che senza un discorso familiare delle imprese esse non riusciranno a competere e a raggiungere quel livello di produttività necessario per la competizione globale.
«Se occupo dipendenti la cui situazione familiare è compromessa da
malattia e divisione – esemplifica Zamagni – è ovvio che quel dipendente non potrà darmi quella produttività che mi è necessaria, perché si metterà in malattia o
chiederà permessi. Allora come fare? Solo se si accetta il modello della sussidiarietà circolare se ne può venire fuori. Che significa mettere in relazione tre vertici del
triangolo: sfera ente pubblico, sfera comunità operosa, sfera comunità di cura».

«Non può essere – sottolinea ancora Zamagni –, come è accaduto finora, che l’ente
pubblico alla fine decida cosa fare e che gli altri debbano solo eseguire. Questa triangolazione deve avvenire nel momento della coprogettazione e non solo della coproduzione».
Coprogettazione, spiega «vuol dire individuare i bisogni e studiare le modalità di risposta. La coproduzione è invece la gestione. A Bologna si sono realizzate negli ultimi 15 anni forme interessanti di coproduzione: per esempio affidando alle cooperative sociali, all’associazionismo, alle Fondazioni compiti precisi.  Ma non basta. Occorre arrivare alla coprogettazione. Perché solo chi sta in mezzo alla gente può individuare i veri bisogni».

«È di quest’anno – ricorda Zamagni – il caso tragico del piccolo David.  Lì il servizio sociale del Comune era intervenuto, ma sappiamo come è andata a finire. Solo un approccio relazionale avrebbe potuto scongiurare la tragedia».

Zamagni auspica l’allargamento del principio di responsabilità secondo il quale ciascuno è responsabile delle azioni che compie. «Nel nuovo secolo – osserva Zamagni – questo non basta più: si deve essere responsabili anche di ciò che si lascia fare. In termini politici – sottolinea il docente – questo significa passare da un modello di democrazia elitistico-competitiva a un modello di democrazia deliberativa. Purtroppo a Bologna è venuta a mancare questa dimensione. L’individualismo imperante ha fatto sì che buona parte dei cittadini facesse spallucce quando si vedeva che altri operavano non per il bene comune ma per il bene di un gruppo». Lo sviluppo, ricorda ai futuri amministratori l’economista, deve essere integrale.

«Un modello di sviluppo sostenibile – spiega – è quello che tiene in equilibrio tre dimensioni: materiale, sociorelazionale e spirituale. Non può avvenire che per favorire la dimensione materiale si sacrifichi, per esempio, quella sociorelazionale facendo lavorare operai e impiegati anche la domenica. Chi ragiona così, e a Bologna c’è chi lo fa, dimostra di non avere capito lo sviluppo integrale,che è proprio ciò di cui la città ha bisogno».

«Alla nuova amministrazione – conclude Zamagni – consiglierei di dare priorità assoluta alla dimensione integrale dello sviluppo. Solo così Bologna potrà tornare grande».

http://www.bologna.chiesacattolica.it/bo7/2011/2011_04_03.pdf

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