giovedì 19 maggio 2011

L'AVVERSARIO DELLE PROCURE NON E' BERLUSCONI, MA IL POPOLO



Nella notte dell'8 maggio di due anni fa si spegneva don Gianni Baget Bozzo, un uomo che, attraverso la sua motivazione spirituale e politica, ha illuminato le menti di molti italiani.

Oggi voglio ricordare la memoria di don Gianni pubblicando l’ultima parte di un suo testo che, anche se datato 1 giugno 2001, racchiude in sé tutta la tensione attuale che suscita la contrapposizione tra due modelli di società: quello liberale e democratico fondato da Silvio Berlusconi e quello giustizialista che si è sviluppato dopo «Mani Pulite». Il miglior modo di onorare la memoria di don Gianni è quello di rendere ancora vivo il senso delle sue battaglie per la libertà, a cui ha dedicato la sua esistenza insegnandoci ad apprezzarne il significato più profondo.

(...) L'avversario ultimo delle procure non era Berlusconi, ma quel popolo che, legittimandolo, delegittimava l'opera della procura. La procura milanese accusava Berlusconi di essere il centro della corruzione in Italia, la procura palermitana lo accusava di essere mafioso: e gli elettori continuavano a votare Berlusconi.

La democrazia sconfessava le procure e ne contestava il diritto, che il parlamento non aveva contestato, di essere il primo potere in Italia, quello che giudicava tutti gli altri. E ciò nonostante il fatto che il democristiano Scalfaro sposasse, con una partigianeria sconosciuta negli anni della Repubblica (nemmeno nel caso di presidenti così politicamente schierati come Giovanni Gronchi ed Antonio Segni), la tesi della magistratura e dei comunisti. La delegittimazione finiva così per investire la presidenza della Repubblica, divenuta la camera di risonanza delle procure e dei comunisti.

Si era creata in questo modo una frattura tra la democrazia e le istituzioni dello Stato. Il conflitto era sempre tra la lettura che i moderati facevano della crisi di Tangentopoli e quella sostenuta dal Quirinale e dai magistrati.

Questa volta il centrodestra non nasceva in funzione ostile alla libertà come critica della democrazia, e nemmeno come espressione di strati sociali alti, quindi con un connotato di classe, ma come espressione di forze popolari, della democrazia, in conflitto con le istituzioni segnate dal colpo di Stato.

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO CLICCANDO  QUI

Nessun commento:

Posta un commento