lunedì 29 agosto 2011

A PROPOSITO DI UNA FRASE DI DON GIUSSANI



Non l’agnosticismo, ma lo gnosticismo
è il pericolo per la fede cristiana

di Paolo Mattei
da "30giorni"

La frase di don Luigi Giussani a Giovanni Paolo II agli inizi degli anni Novanta: «No, Santità. Non l’agnosticismo, ma lo gnosticismo è il pericolo per la fede cristiana» ha destato interesse, anche al di là dell’ambito dei nostri lettori.
Il quotidiano Avvenire ne ha dato notizia in un piccolo articolo che riassume con precisione le parole e le intenzioni di don Giussani. Lo riportiamo integralmente: «Sull’ultimo numero di 30Giorni c’è una frase di don Luigi Giussani: “Non l’agnosticismo, ma lo gnosticismo è il pericolo per la fede cristiana”; così diceva a Giovanni Paolo II agli inizi degli anni Novanta. Scrive Lorenzo Cappelletti, introducendo la ripubblicazione di un articolo di Massimo Borghesi del 2003 (Il patto con il Serpente): “A distanza di ormai un ventennio ci si può rendere conto di quanto sia stata anticipatrice quella svolta di don Giussani. Svolta che può essere documentata anche nell’intervista, rilasciata nell’aprile del 1992, in cui don Giussani parla della persecuzione nei confronti di quelli “che si muovono nella semplicità della Tradizione”. Alla domanda dell’intervistatore: “Una persecuzione vera?”, don Giussani risponde: “È così. L’ira del mondo oggi non si alza dinanzi alla parola Chiesa, sta quieta anche dinanzi a uno che si definisca cattolico, o dinanzi alla figura del Papa dipinto come autorità morale. Anzi, c’è un ossequio formale, addirittura sincero. L’odio si scatena – a mala pena contenuto, ma presto tracimerà – dinanzi a cattolici che si pongono per tali, cattolici che si muovono nella semplicità della Tradizione”» (1).

Don Giussani, in quegli anni, non solo ha evidenziato il rapporto tra lo gnosticismo e la persecuzione nei confronti di coloro «che si muovono nella semplicità della Tradizione», ma ha chiarito anche la modalità attraverso cui lo gnosticismo diventa pericolo per la fede cristiana.
In uno stupendo intervento durante gli esercizi spirituali di universitari di Comunione e liberazione, il 12 dicembre 1998, così diceva: «La storia è fatta di alternanze drammatiche: i punti obiettanti sembrano dilatarsi più di quelli del passato. Il loro prevalere è statisticamente l’osservazione più amara e drammatica che un cristiano autentico possa fare proprio sulla situazione della Chiesa. Oggi il fatto che Cristo esista – chi sia, dove sia, quale strada per andare a Lui – non è vissuto che da pochissimi, quasi un resto d’Israele, e anche questi spesso infiltrati o bloccati dall’influsso della mentalità comune» (2).

Lo gnosticismo è il pericolo per la fede non, di per sé, in quanto cultura mondana. Questo non implica che il cristiano non possa giudicare la cultura del mondo, evidenziandone criticamente, potremmo dire laicamente, istanze positive, limiti ed errori (cfr. 1Ts 5, 21). Da questo punto di vista proprio la frase di Giussani: «Non l’agnosticismo, ma lo gnosticismo è il pericolo per la fede cristiana» potrebbe suggerire un’ipotesi di lettura della cultura mondana moderna, l’ipotesi cioè che la cultura del mondo moderno non sia caratterizzata, contrariamente alla definizione consueta che se ne dà, dalla laicizzazione radicale del cristianesimo, ma da una ricomprensione della novità cristiana dentro le categorie già note dello gnosticismo. Questa ipotesi ha avuto in Augusto Del Noce il suo sistematico estensore (3).

Ma a parte questa intelligente e interessante ipotesi di lettura del moderno, lo gnosticismo è il pericolo per la fede cristiana in quanto «spesso s’infiltra e blocca», per usare le parole così chiare di Giussani, il piccolo gregge, «quasi un resto d’Israele», che è la Chiesa.

Non Hegel, Goethe e Jung, per citare tre grandi maestri dello gnosticismo moderno, le cui immagini illustrano la copertina dell’ultimo numero di 30Giorni, sono di per sé un pericolo, ma chi nella Chiesa, in maniera più o meno occulta («occulto e orrendo veleno» è l’espressione che sant’Agostino usava per l’eresia pelagiana (4), «spesso s’infiltra e blocca», e quindi snatura, la semplicità della Tradizione.

Anche la tragedia della strage di Oslo del 22 luglio può indicare come lo snaturamento della fede dell’Antica e della Nuova Alleanza possa tracimare nell’odio più disumano e più diabolico. Infatti, se invece di affidare unicamente a Dio nella preghiera il rivelarsi del Suo mistero (e Apocalisse vuol dire rivelazione), l’uomo lo vuole costruire e anticipare da sé, rinnova la presunzione diabolica di essere come Dio (cfr. Ge n 3, 4-5).

Alcuni lettori hanno chiesto che fosse loro chiarito in maniera più semplice possibile cosa sia lo gnosticismo. A noi sembra che le brevi parole del discepolo prediletto, nella sua seconda Lettera, dicano con insuperata semplicità cosa si intende per gnosticismo ovvero per gnosi (anzi, meglio dire per falsa gnosi, perché anche la fede in Gesù Cristo è conoscenza, destata dall’attrattiva della Sua grazia). Scrive san Giovanni: «Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio» (2Gv 9).

Il pericolo dello gnosticismo per la fede cristiana si esprime nel tentativo di andare oltre la dottrina di Cristo, oltre la fede degli apostoli. Potremmo anche dire che lo gnostico non rimane nell’umanità di Gesù, quell’umanità che secondo l’apostolo Paolo racchiude in sovrabbondante pienezza «tutti i tesori della sapienza e della conoscenza» (Col 2, 3). Qui Paolo per indicare la “conoscenza” usa proprio il termine greco “gnosi”.
(…)


Note
1 Don Luigi Giussani: «Il pericolo oggi è lo gnosticismo», in Avvenire, 14 luglio 2011, p. 27.
2 L. Giussani, Cristo è parte presente del reale, in 30Giorni, n. 12, dicembre 1998, p. 49.
3 A. Del Noce, Il problema dell’ateismo, Bologna 1964, in particolare pp. 27 e 192.
4 Agostino, Contra Iulianum opus imperfectum II, 146: «Occultum et horrendum virus haeresis vestrae».

LEGGI ANCHE DON TANTARDINI
http://www.30giorni.it/articoli_supplemento_id_22114_l1.htm

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