domenica 18 settembre 2011

LO STERCO GIUDIZIARIO E L'INTERESSE NAZIONALE

IL DOVERE DI AGIRE


LA REGOLA è questa: il leader divenuto, per colpa propria o destino avverso, un rischio per le fortune elettorali dei seguaci, viene scaricato senza tanti complimenti. Il merito storico di aver risorto a nuova vita Gran Bretagna e partito conservatore, non risparmiò a Margharet Thatcher l`umiliazione di venire sfiduciata dal suo stesso gruppo parlamentare. Pianse, ma prese la porta. Del resto, nemmeno la vittoria in guerra risparmiò a Churchill la pronta disfatta elettorale.

Anche i popoli esercitano il diritto all`ingratitudine.

Berlusconi, con minori meriti, non avrebbe motivo di dolersi, se gli si rivoltassero contro gli stessi uomini da lui trainati nelle stanze del potere sulla coda del suo mantello. Un capo è un venditore di speranza; quando si muta in segnacolo di sconfitta la sua sorte è segnata.

Ma c`è modo e modo. Il modo peggiore è quello di inondare di sterco giudiziario il letto destinato ad accogliere un altro leader dopo di lui.
Peggio ancora se l`opposizione si fa scudo dell`attivismo delle toghe per mascherare la propria incapacità di rappresentare un`alternativa credibile e desiderabile.

NON È spintonando via il capo del governo, e proclamando agli occhi del mondo l`indegnità sua e del Paese che si è riconosciuto in lui, che avviene il ricambio in una democrazia.

L`opposizione che ricorre a metodi di stampo golpista rivela di non essere matura per assumere responsabilità di governo, e allunga la vita al nemico.

Benché soffra di una pessima stampa, Berlusconi gode ancora della maggioranza parlamentare ed è autorizzato a considerarsi inamovibile fino al termine della legislatura. Il premier lo ha ribadito ieri sera in una lettera al Foglio, replicando anche agli scetticismi di Bossi sulla scadenza elettorale del 2013.

SOTTO il profilo dell`interesse nazionale, la persistenza di un`anatra zoppa a Palazzo Chigi, in assenza di valide e praticabili soluzioni di ricambio, non è necessariamente una disgrazia. Si constata spesso che proprio quando non hanno più niente da perdere, i politici danno il meglio di sé. Berlusconi fa intendere, per chiari segni, di avere l`intenzione di riscattare con venti mesi di forte impegno riformatore, gli anni del galleggiamento su un mare di guai.

Quel che più conta, gli è data la possibilità di passare dalle intenzioni alle azioni. Adesso che con la manovra sono stati fatti, bene o male, i conti con l`Europa, un fiume di dollari affluisce dalle Banche centrali più doviziose per irrigare i propositi "sviluppisti"dell`Italia e degli altri malconci dell`area dell`Euro.

Propositi che nulla hanno di problematico, perché l`Unione europea li va gridando dai tetti e soprattutto perché tutti conoscono il catalogo delle misure di rilancio della crescita: credito alle imprese, riforma del mercato del lavoro, alienazione del patrimonio pubblico per ridurre il debito, privatizzazioni in funzione delle liberalizzazioni dei servizi e via inventariando. Tutti sanno qual è la cosa giusta, il problema è la strenua opposizione degli interessi che in essa non trovano il proprio tornaconto.

TIPICO il trucco (disgustoso) della perpetuazione, con altro nome di quelle stesse Province di cui è stata annunciata l`abolizione, o il caso delle barricate erette contro il senso comune in difesa dei pensionati più giovani d`Europa.

La Lega Nord, che nella maggioranza ha assunto il ruolo di guardiano dell`harem dei diritti acquisiti, deve rendersi conto che l`esistenza in vita del governo si giustifica con la maggior determinazione riformatrice che può rivendicare rispetto a una sinistra indecisa a tutto. Tolta la determinazione, il governo si condanna a vivacchiare nell`inconcludenza finché scompaia, illacrimato.

Franco Cangini
Ilrestodelcarlino
17 settembre 2011


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