domenica 16 ottobre 2011

LA CHIESA DI CARTONE

QUELL’IDEA DI CRISTIANESIMO PER CUI IL BENE È PIÙ DELLA FEDE.
Giovanni Bazoli è il cosidetto “gnomo” della famosa finanza bianca.
Cattolico democratico doc, grande elettore di Romano Prodi. Signore di Banca Intesa.
E soprattutto azionista di peso nel Corriere della Sera.


Cresciuto alla scuola dei Re Giuseppe (Dossetti e Lazzati) il principe Giovanni è rimasto un fucino a tutto tondo: scelta per i poveri e finanza come servizio. Insomma, un “beato banchiere” con un piede nell’opaco gotha finanziario e politico, l’altro nella sfolgorante luce delle opere di carità e della cosiddetta società civile. Di dove gli derivi l’autorità morale che gli riconoscono, prossimi e lontani, forse , sembra di capire, non dipende dal fatto che sia un buon samaritano.


Ogni tanto però Bazoli è spiazzante. Come nel suo editoriale di venerdì 7 ottobre sul Corriere della Sera, dove celebra l’inutilità del Cristianesimo raccontato nel “Villaggio di Cartone” di Ermanno Olmi, pellicola finanziata da Banca Intesa.


Fraternizzando con il perfetto ideale filantropico a cui si converte il prete protagonista del film, il principe Giovanni si dichiara attestato sul medesimo crinale del chierico che confessa: “ho fatto il prete per fare del bene, ma per fare il bene non serve la fede.”


Peccato che proprio oggi Benedetto XVI abbia indetto “l’anno della Fede” motivandolo con l’opportunità di richiamare la bellezza e la centralità della fede. Ma il 7 ottobre, quando il principe Giovanni scriveva il suo articolo, ancora non si sapeva di questa “centralità” della fede….

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