venerdì 25 novembre 2011

AUGURI A DON LUIGI NEGRI. SETTANT'ANNI AL COSPETTO DELLA «RAGIONE PROFONDA» DELLA VITA

"Diceva Sant’Agostino che la cosa più stupida che si può fare è festeggiare i compleanni perché il tempo passa lo stesso. Comunque vi ringrazio». Don Luigi Negri non rinuncia mai alla battuta. Oggi il vescovo di San Marino-Montefeltro compie 70 anni.
Settant'anni sono un traguardo importante e don Negri ci tiene a condividere due riflessioni: «Primo: ho sempre più chiaro che il sì che porta all’altare è la ragione profonda della mia vita. Sin da ragazzino ho avuto l’intuizione che non si potesse vivere se non per la gloria di Dio e che qualunque circostanza vada vissuta perché Lui diventi, sempre di più, il rapporto totalizzante dell’esistenza. Essere per Cristo e lavorare per Lui rende liberi dall’esito perché appassionati del merito e non schiavi del successo, in qualunque cosa lo si identifichi». Anche perché «il paradiso è una grazia ma è necessario che ciascuno di noi se la meriti».

«La seconda intuizione – ha detto il vescovo – è il senso della storia che non mi ha mai abbandonato. Ho sempre imparato dalle persone che ho incontrato. Non ho mai finito una giornata senza avere imparato qualcosa e incrementato la mia consapevolezza della presenza del Signore. Questo è il lascito più grande che ho ricevuto da monsignor Luigi Giussani. E valeva quando facevo lezione ai ragazzi come vale oggi che mi reco nelle case degli anziani a cui faccio visita pastorale portando la presenza del Signore e ricevendo ricchezza al di là di ogni immaginazione».
«Il binomio Fede-Cultura – spiega Negri – rappresenta la grande sfida che la Chiesa riceve dal Signore e che ogni generazione deve vivere». «La fede costituisce l’ermeneutica realistica della realtà perché è il modo per andare in profondità come nessun altro nelle circostanze e nelle problematiche che l’uomo incontra nella società. La sfida che ho percepito sin dai primi incontri con don Giussani è stata proprio che la fede mi avrebbe affinato la capacità di leggere la realtà e amare le persone. Ricordo con gratitudine il contributo di monsignor Bontadini che mi ha potenziato questa intuizione, fortificando in me la convinzione che la fede non sia diminuzione di senso critico ma al contrario il senso critico rappresenti l’espressione più acuta di una fede integralmente accolta e vissuta».

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