lunedì 7 novembre 2011

E QUESTO SAREBBE UN LEADER?

Oggi Bersani doveva tenere un importante discorso a piazza San Giovanni, ma poi ci siamo ritrovati ad ascoltare un’anonima tesi di laurea in Scienze politiche. La politica italiana ha ormai raggiunto il suo climax, ed è sotto gli occhi di tutti che c’è urgenza di uomini forti – non demiurghi o salvatori della patria -, capaci di prendere decisioni anche impopolari e indicare soluzioni politiche nel breve e medio periodo. Mi rattrista dover constatare per l’ennesima volta che a Bersani non si addice il ruolo di leader del maggiore partito di opposizione. Ci saremmo aspettati oggi parole chiare, la delineazione di un percorso politico, ma soprattutto proposte.


Nulla di tutto ciò. Gli astanti, al contrario, hanno dovuto subìre l’offensiva di un’inutile giaculatoria zeppa di intenzioni, grandi temi e analisi. Sarà anche nocivo un eccesso di leaderismo, ma nell’attuale contesto politico – interno e internazionale – le capacità di aggregazione e di “produzione” dell’entusiasmo sono una conditio sine qua non per vincere e governare un grande Stato come l’Italia. C’è, in ultima analisi, necessità di imporre una visione: anche, volendo, un sogno.
E, invece, dobbiamo registrare l’impossibilità di uscire dal ciclo politico berlusconiano senza inquadrarci nella categoria politica dell’antiberlusconismo. Categoria che ci ha portato negli ultimi 15 anni a votarci a una cultura della sconfitta, anche quando si era al governo. Triste, molto triste.

http://www.thefrontpage.it/2011/11/05/e-questo-sarebbe-un-leader/


È paradossale che un segretario di partito si lanci in un’invettiva antipopulista utilizzando gli strumenti del populismo, e, cosa ancor più grave, alleandosi con gli alfieri di questa pratica politica: Nichi Vendola e Antonio Di Pietro.
Bersani non ha visione politica, e questo è un fatto. A pochi giorni dalla probabile caduta di Berlusconi ancora ci ha parlato di alternativa work in progress, di cambiamento in divenire. In pratica Bersani continua ad usare come tempo della proposta politica il futuro e non il presente.
L’ha detto chiaramente dal palco: «… Stiamo lavorando, e vogliamo continuare a lavorare…». Bersani e la dirigenza del Pd sembrano tante formichine che lavorano alacremente all’unico obiettivo sensibile che si sono dati: eliminare l’ingombrante figura del Cavaliere. Mi chiedo, e vi chiedo: quale sarà la politica dei Democratici nel dopo-Berlusconi?


Ce lo ricorda Bersani stesso: «Un’alleanza tra progressisti e moderati…, la canzone popolare… e l’unità!». Ritenete sufficiente che un leader d’opposizione si limiti ad elencarci le cose che non funzionano in Italia? Non dimentichiamoci che Bersani guida un partito costruito per governare, un partito che deve considerare l’opposizione come un momento di spinta propulsiva per ritornare a governare.
Se Nanni Moretti invitava D’Alema a “dire qualcosa di sinistra”, noi invitiamo Bersani a “dire qualcosa di concreto”.
La lettera che Berlusconi ha inviato all’Ue ha destato sconcerto e ilarità tra le fila democratiche, e non per il contenuto della stessa quanto per lo scrivente, considerato, a ragione, unfit rispetto alle promesse da mantenere. Ma tu, caro segretario – perché sia chiaro, Bersani è il segretario del mio partito, del partito a cui ho dedicato, dedico e dedicherò tutta la mia passione per la res publica -, quale ricetta proponi per il nostro Paese
Ad esempio, parlaci delle pensioni, senza giri di parole o parlando di equità: si aumenta l’età pensionabile, si o no? E sul lavoro? Nobile la volontà di far lavorare le nuove generazioni, ma in che modo? E, infine, la riforma fiscale: necessaria, prioritaria – al pari di quella che attiene al sistema giudiziario -, ma in che modo e con quali risorse? Con la lotta all’evasione, con le modalità, invero criminali, di Equitalia?
È effettivamente utile affermare che il Pd è il primo partito del Paese? Qual è la ratio che sottende una tale affermazione, se poi il segretario non indica il percorso politico brutalmente alterato dal golpe bianco di Tangentopoli? Perché, non è mai inutile ribadirlo, Berlusconi – e con lui l’esercito dipietrista – è l’effetto e non la causa.

Nessun commento:

Posta un commento