martedì 15 novembre 2011

IL GRIDO DI SUOR GLORIA GUIDA


Vedo, per fortuna, raramente il telegiornale. Oggi, ahimè, l’ho visto. Avevo appena mangiato e, a stento sono riuscita a non stare male. Mi vergogno di essere italiana. Lo ripeto, mi vergogno. E dicendo questo ho la lucida consapevolezza che molti, moltissimi, del centro destra e del centro sinistra italiano, si associano alla mia vergogna. Sono i tanti che ho incontrato durante le mie conferenze, i tanti che sono venuti a trovarmi. Tanti e non tutti “ciellini”, anzi… molti provenienti dall’altra parte della barricata. Sì, mi duole usare questa parola tuttavia oggi in Italia esistono barricate e basta. La guerra civile è dietro l’angolo e noi ce ne stiamo in poltrona magari applaudendo alle immagini ignobili della folla sotto il Quirinale, del patetico coro che canta l’alleluja!


Ma andiamo! Siamo seri, signori! State inneggiando al vostro funerale, non a un funerale politico, ma al funerale della vostra dignità, al funerale della vostra umanità, al funerale (e questo è quello peggiore) della vostra, anzi no, scusate, della nostra libertà. Mi sono immedesimata per un attimo nello straniero di turno che guarda distrattamente le immagini del mio paese, della mia gente, del mio governo, di qualunque colore esso sia. Mi sono immedesimata e davvero ne ho provato vergogna: gestacci improponibili, volgarità assurde, la musica di Hændel ridotta a bandiera della propria ira. Ma dov’è finito il semplice codice della strada che anche i pedoni e i dimostranti dovrebbero saper usare? Davvero Dio solo lo sa!

Mi dispiace che coloro che sono al governo, anche quelli dell’opposizione, quelli che sperano da questa situazione di poter finalmente governare, anche loro non si sono degnati neppure di stigmatizzare gli eventi, di esprimere le loro perplessità di fronte a simili manifestazioni. Il proverbio antico, mi pare dica: chi tace acconsente!

Mi viene da dire, ci sta bene! Ci sta bene per tutto il tempo che abbiamo trascorso non a fare politica, ma a fare del gossip. E quelli che ora gongolano, presto saranno alla gogna e allora non rideranno più. Peccato, carissimi, che non riderà più nessuno, né noi e né altri. Raccolgo le voci di tutti gli indignati, a destra e a sinistra. Raccolgo la voce di tutti quelli che si sentono ancora italiani, del nord del centro e del sud. Non di quelli che celebrano una bandiera perché fa comodo al potere di turno, ma di quelli che la bandiera la onorano davvero, con l’esemplarità della loro vita, l’impegno lavorativo sincero, la dedizione al loro stato di vita. Sì, voglio raccogliere la voce di questi, una folla sterminata, credetemi, sterminata e trasversale e se non fossi una monaca vorrei gridare: facciamo il partito degli educati. Ma che dico? In memoria di Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e religiosa (e alla faccia di chi dice che i preti e le suore dovrebbero stare tra le quinte - solo naturalmente quando vogliono loro), lo voglio proprio gridare: Facciamo il partito degli educati! Di quelli che per difendere i propri diritti non devono per forza parlar male di qualcuno, di quelli che per realizzare cose buone per il proprio paese non devono far ricorso ad intercettazioni e porno story. Di quelli che ancora credono nell’onestà intellettuale, nel valore profondo della politica come mezzo per esprimere l’amore alla propria terra, alla propria cultura alla propria dignità.

Voglio raccogliere tutte queste voci e invitarle a dissociarsi, pubblicamente da questi e altri gesti simili, dalle ultime scene romane nere e rosse, e di altri possibili colori. Vogliamo essere governati da uomini e non da adolescenti che usano della politica per mascherare le loro capricciose velleità. Vi prego aiutiamoci a difendere il nostro diritto di essere finalmente italiani!

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