lunedì 21 novembre 2011

L'UOMO E' CIO' CHE MANGIA

Il paradosso della coesistenza tra comunismo e capitalismo lo abbiamo chiaramente in Cina, ma in una certa misura anche in Italia; non è un caso che il presidente della repubblica Giorgio Napolitano abbia nominato Mario Monti senatore a vita (per indicarlo come futuro presidente del Consiglio incaricato), come non è un caso che Silvio Berlusconi si sia immediatamente dimesso, dopo diciassette anni di potere. Evidentemente i poteri forti devono aver deciso che così andava fatto.
Ma la scelta di un economista “neutrale” è nell’ottica del potere che deve adottare quelle misure restrittive che Berlusconi non avrebbe mai potuto prendere, pena la sollevazione sindacale di tutto il Paese.

Allora cosa fa il nostro presidente della repubblica? Sceglie un “tecnico” che rimetta a posto le questioni strettamente economiche, nella visione totalmente marxiana secondo la quale, una volta risolte tali questioni, si costituisce l’uomo nuovo. Non c’è alcun antagonismo tra comunismo e capitalismo, dal punto di vista dell’impostazione: entrambi ritengono che l’uomo sia un insieme di bisogni materiali, una volta soddisfatti i quali, l’uomo sarà contento e felice: Karl Marx infatti è l’ultimo degli economisti classici e parte dagli stessi presupposti (la produzione e la crisi di sovrapproduzione), ispirandosi a David Ricardo per la teoria del valore-lavoro e quindi dello sfruttamento dei capitalisti a danno dei lavoratori.
Le teorie sono diverse, ma la base di partenza è la stessa: l’uomo è ciò che mangia (Feuerbach) e perciò se migliora quello che mangia migliora anche l’uomo: se cambia il modo di produzione cambia anche la natura dell’uomo (Karl Marx).

prof. Pietro Marinelli ( da Cultura Cattolica)

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