lunedì 19 dicembre 2011

E' STATA LA CHIESA A CUSTODIRE LA CULTURA DEL POPOLO

Monsignor Negri: "Una ragione non positivista
ma che si chiede il senso delle cose
permette allo Stato
di essere "liberale" e "di diritto
IL VESCOVO DI SAN MARINO A CESENA
IN UN INCONTRO PROMOSSO DAL CROCEVIA

Può sembrare paradossale che in questo momento di crisi economica e culturale sia il Papa a suggerire di affrontarla accettando fino in fondo la sfida attraverso la ragione. Una ragione non 'positivista' (che accetta solo la realtà come appare) ma che si apre al senso della realtà nel suo complesso fino ad arrivare a chiedersi chi ne è all'origine. E' questo il senso dell'intervento che monsignor Luigi Negri, vescovo 70enne di San Marino e del Montefeltro, ha tenuto ieri sera a Cesena nella chiesa di Sant'Agostino. Era stato invitato da alcuni centri culturali cattolici e dall'associazione giuristi cattolici per illustrare il discorso di Benedetto XVI in settembra al Bundestag di Berlino. Davanti ad una platea di qualche centinaio di persone (tra questi anche il vescovo di Cesena e Sarsina Douglas Regattieri), Negri ha spiegato come storicamente sia stata la chiesa, citando due padri dei primi secoli Sant'Agostino e Origene, a custodire la cultura del popolo. E anche come la chiesa si sia 'messa di traverso' prima all'impero romano poi ad altre potenze e ai principi perché l'assolutismo statale non schiacciasse la liberta della persona.
Il Papa non gioca di rimessa, ha continuato Negri, ma detta le regole: nel processo che Lui descrive c'è un'originalità della fede, e sono evidenziate le condizioni che permettono allo Stato di essere veramente "liberale" e "di diritto", davvero "laico"; senza assolutizzazione del positivismo della ragione e prevaricazione della libertà della persone.
Rispondendo infine ad alcune domande, ha detto di non voler entrare nell'ambito politico "non perchè- ha detto con un sorriso ironico- non abbia idee, ma perchè, soprattutto in una chiesa, non posso dirle apertis verbis". Tuttavia spiegando le cause della crisi ha detto che la politica "non è neutrale, e neutrale non è neppure il governo tecnico".

Da "Il resto del carlino" Serafino Drudi

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