venerdì 6 gennaio 2012

APPUNTAMENTO CON LA FOLLIA

E SE LUTTWAK AVESSE RAGIONE?


Il “fattore dominante” degli scenari internazionali nel 2012 sarà “la questione delle finanze pubbliche europee”. Non ha dubbi Edward Luttwak nel tracciare una previsione per l’anno appena iniziato. La crisi del debito dell’eurozona, ricorda, “causa un rallentamento dell’economia globale”.


L’economista e politologo Usa, che si definisce “storico dilettante”, traccia un inquietante parallelo con due crisi del secolo scorso, quando, dice, “gli europei diventarono folli: il 1914 e il 1939, e il risultato fu una crisi globale. Ora, siamo al terzo appuntamento con la follia: la crisi dell’euro”.


“Nonostante l’enorme crescita di Cina e India, l’Europa rimane comunque centrale”, afferma Luttwak, che non ha peli sulla lingua nell’evocare “la follia dei governanti dei Paesi dell’Europa del sud ossessionati dall’idea di farsi accettare da Francia e Germania”. E che, sostiene, a causa di questa “ossessione”, “stanno sacrificando i loro figli per rimanere nel club dell’euro”.

L’alternativa alla moneta unica per “i Paesi che non ce la fanno”? La risposta e’ semplice: “Uscire dall’euro e pagarne le conseguenze, ma anche averne i benefici che ne deriverebbero”. E i benefici, dice Luttwak, “si chiamano competitivita’ e lavoro per i giovani, invece di disoccupazione”.

Tra i Paesi vittime di questa “ipnosi collettiva”, l’economista Usa inserisce ovviamente anche l’Italia e “l’ostinazione di fare qualcosa di aritmeticamente impossibile”, come uscire dalla crisi del debito attraverso “l’imposizione fiscale, che non fa altro che deprimere l’economia”. E’ “aritmeticamente impossibile”.

C’e’ quindi un “nuovo fattore” negli scenari internazionali tracciati a tinte fosche dal politologo ed economista americano per il 2012. “Si tratta del disprezzo crescente che c’e’ fuori dall’Europa per l’Europa: se tu vai a Londra, a Washington, a Singapore, a Pechino, a Tokyo il nuovo fattore e’ il disprezzo per l’Europa. Perche’ gli europei fanno finta di non sapere che la crisi del debito non e’ risolvibile”.

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