lunedì 27 febbraio 2012

ICI ATTACCO ALLA CARITA'

L'Ici alla Chiesa ha il sapore della vendetta
La questione  non è economica, ma nasconde un malcelato odio verso la Chie­sa
di Alessandro Sallusti - 27 febbraio 2012
Anche la Chiesa dovrà pagare l’ex Ici sugli immobili non di culto. Pare essere questa la notizia del giorno. Di più. L’enfasi con la quale viene raccontata e discussa pone la questione in una dimensione assoluta, quasi l’esenzione fosse stato il problema e la sua introduzione sia ora la soluzione della crisi del Paese.
  La cosa è ridicola. Il gettito previsto per le casse dello Stato è di circa 600 milioni, meno di quanto un singolo cittadino, Silvio Berlusconi, ha pagato in una contesa giudiziaria a un altro privato, Carlo De Benedetti.
 La questione quindi non è economica, la tassa non sposterà che di un millimetro il carrozzone dello Stato sulla via del risanamento. Tanto che i commenti sfumano l’analisi tecnica e trasudano invece di soddisfazione politica e culturale: nelle parole e nei ragionamenti c’è un malcelato odio verso la Chiesa e i suoi presunti privilegi.
Tutto questo sa di ingratitudine, e noi laici dovremmo sottrarci al coro laicista. In 150 anni, la Chiesa, nonostante sia stata inizialmente vessata e derubata dei suoi beni, non ha mai fatto mancare il suo contributo alla crescita dello Stato unitario, laico e spesso massone. Lo ha fatto a modo suo, per alcuni aspetti interessato, ma con una generosità senza eguali. Il suo compito era di salvare anime, ma già che c’era ha salvato e fatto crescere corpi, senza fare pagare tessere d’iscrizione e neppure chiedere preventivamente certificati di battesimo. In decenni nei quali lo Stato non arrivava praticamente da nessuna parte, milioni di italiani hanno imparato a leggere, scrivere, giocare a pallone, sono stati curati, aiutati e consolati senza pagare una lira. Ognuno di questi cittadini ha poi preso la sua strada, e i non pochi che hanno preferito non seguire quella dei Vangeli non hanno dovuto restituire nulla.
Negare o dimenticare questa storia è da disonesti. Io non sono sicuro che le nuove povertà domestiche e quelle importate con l’immigrazione non abbiano più bisogno di una assistenza extra Stato che uno Stato giusto debba in qualche modo compensare. Ma anche se così fosse, se i tempi moderni non giustificassero più una corsia fiscale privilegiata, si introduca pure l’Ici per la Chiesa, ma senza compiacimento o senso di rivalsa. Anzi,semmai con un grazie e un po’ di imbarazzo per il conto non pagato a dovere

DA IL GIORNALE

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