venerdì 3 febbraio 2012

IL PARTITO DEI MAGISTRATI

Giubila il Partito dei Magistrati per la caduto del Governo Berlusconi. Tra tutti gli avversari del Cavaliere, il Partito dei Magistrati è l’unico a non essere debitore ad altri del successo ottenuto. Questo giubilare se lo sono guadagnato.



Caselli, malgrado l’“amarezza” dello “schiaffo” dato ai magistrati di Napoli dalla Camera che ha negato l’autorizzazione all’arresto di Cosentino, giubila per l’“Assalto alla Giustizia” (titolo di un suo libro, prefazione di Camilleri) respinto con la disfatta degli assalitori. Il Procuratore Generale di Lecce giubila in toga rossa ed ermellino per la salvezza della giustizia messa in pericolo etc. etc.

I magistrati di Milano si preparano a sfruttare la vittoria (canone essenziale della dottrina di Von Clausewitz) ed a festeggiarla giubilando con una bella condanna di Berlusconi, per la quale pare abbiano voluto bruciare le tappe evitando “lungaggini probatorie” per battere sul filo di lana la prescrizione.
Giubilo e corollarii. Ma anche un certo smarrimento.
Per anni i magistrati (Il Partito dei) sono stati alla testa della grande coalizione antiberlusconiana. Alla testa e sugli scudi di un movimento che sembrava aver imposto una sorta di “pensiero unico” anticavaliere. Unico davvero: in tutti i regimi totalitari il pensiero unico è quello dello Stato, del Governo. Da noi abbiamo avuto il pensiero unico di opposizione.

Dagli attori comici, agli economisti, agli Eugenii Scalfari, alle sentenze dei magistrati, l’antiberlusconismo era la dottrina ufficiale della Repubblica. Ed ora?
Ora la soddisfazione per “l’assalto respinto”, per l’“indipendenza inviolata”, per la “carriera non separata e smembrata” etc. etc. E per il “disastro giustizia” finalmente liberato dall’incubo di riforme imposte nientemeno che dal Parlamento.
Già, perché neanche Caselli, né il Procuratore Generale di Lecce, possono sostenere che la giustizia, oltre ad evitare l’onta di essere oggetto di leggi, riforme, disegni non approvati dal Partito dei Magistrati, sia anche una giustizia decente.

Il Governo Monti certamente dà al P. d. M. (partito dei magistrati) le più ampie garanzie di non fare nulla che ad esso dispiaccia. Non sarebbe “tecnico”.
Impone agli avvocati di fare ai clienti preventivi di spesa di cause imprevedibili e tendenzialmente inconcludenti, ma non si sogna di adeguare a parametri europei la responsabilità dei magistrati, la separazione dei poteri (giudiziario, legislativo, esecutivo, non parliamo di quella delle carriere), di porre fine al delirio intercettatorio, ai divertimenti dei pentiti etc. etc.

E, tuttavia c’è in giro aria di resa dei conti per le arretratezze del nostro Paese, per le cose che la classe politica per decenni si è gettata dietro le spalle, delegando ai magistrati poteri inconcepibili. Ed è sconcerto e smarrimento anche tra i vincitori.

Vincitori contro un Governo che avrà avuto molte velleità di reagire all’indomani di ciascuna delle stilettate infertegli da magistrati di mezza Italia, ma che, in fondo, offriva ogni garanzia di mantenere il tutto sul piano delle velleità e di essere pronto alla ritirata a fronte di ogni batter di ciglia di un Sostituto Procuratore un po’ fantasioso.

Sta forse accadendo quel che nella storia ha molti precedenti.

I problemi, per i vincitori, incominciano il giorno della vittoria. Per i vincitori, per il Partito dei Magistrati.

Per noi, per la gente, per la giustizia, sono cominciati tanto tempo fa che se ne è persa la memoria.

di Mauro Mellini



Tratto da Giustizia Giusta il 2 febbraio 2012

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