martedì 20 marzo 2012

LA COZZA PELOSA


Michele Emiliano è protagonista di un "fishgate" dal quale non sarà facile uscire. Se uno che va a caccia di appalti pubblici e ti regala scampi, orate e cozze, e tu per soprammercato fai il sindaco, ti devi chiedere: "Perché lo fa?"
di Mario Sechi
Tratto da Il Tempo del 19 marzo 2012

Il sindaco di Bari Michele Emiliano è finito nel frullatore per una storia di «cozze pelose» che sono arrivate in casa sua poco prima di Natale. Regalo di un imprenditore che gareggiava per gli appalti del Comune. Emiliano si è definito un «fesso» per aver accettato quel regalo.
Sono d’accordissimo con lui: è un fesso ed ora il sindaco del Pd è protagonista di un «fishgate» dal quale non sarà facile uscire. Ho seguito il suo profilo twitter e debbo ammettere che ce la sta mettendo tutta per apparire inadeguato. Ha dato mille risposte ai suoi lettori-elettori indignati, ma non una convincente. Non vuole dimettersi e si dipinge come un allocco. Giudicate voi. È vero, non c’è reato né mai penso ci sarà, ma non siamo di fronte a un problema da codice penale, semplicemente si tratta di una materia chiamata «politica».
Se uno che va a caccia di appalti pubblici e ti regala scampi, orate e cozze, e tu per soprammercato fai il sindaco, ti devi chiedere: «Perché lo fa?». Al suo posto, io che sono un fan di Machiavelli, avrei fatto un ragionamento del tipo: «Meglio rimandarle indietro, sono pure pelose ’ste cozze e le devo pulire. E non si sa mai che questo canti ai quattro venti che io le ho prese e mangiate». Cosa che è regolarmente successa.
Altro marginale elemento di questa storia: Emiliano è un magistrato in aspettativa, uno che dovrebbe avere naso particolare nel fiutare i lestofanti. E invece no, ha sottovalutato le relazioni pericolose tra business e politica. Ha sempre fatto alti discorsi sull’etica e sui danni dell’era berlusconiana, poi però ha trovato il suo contrappasso dantesco, il «più puro che ti epura». Non mi interessa la sua carriera, non era destinato certo a entrare nel pantheon degli statisti, ma la sua storia sì che è esemplare, è una metafora dello sbrego tra politica e realtà. Così a Bari la seduta di autocoscienza del centrosinistra è da giorni concentrata sulle dimensioni delle spigole, la carne bianca e morbida degli astici e la polpa prelibata delle ostriche imperiali. Il tavolo della politica è diviso in fazioni che si fronteggiano tra cotto e crudo, sfilettato e marinato, al vapore o alla griglia. Se vanno avanti così, sono fritti.

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