venerdì 9 marzo 2012

L'ANGELINO FURIOSO


 L’Angelino e furioso. E fa bene ad esserlo.
Qual è la missione del governo tecnico? Battere il partito dello spread, tenere in ordine i conti pubblici e mettere al sicuro i risparmi degli italiani. Mario Monti è arrivato a Palazzo Chigi -senza passare per le urne- con questi compiti e non altri.
Tutto il resto, non è fuori dalla portata del governo, ma non è neppure scelta esclusiva del consiglio dei ministri. Ancor meno è possibile immaginare che il governo Monti sia espressione dell’opposizione, della tecnocrazia, della massoneria o della Spectre jamesbondiana: il professore ha la fiducia del Pdl, del Pd, dell’Udc e di chi ci sta.
Senza il partito di Berlusconi Monti non c’è. Così come senza il Pd il prof evapora. Potrebbe invece esistere senza i voti dell’Udc. Ma non sarebbe coerente per un governo tecnico. La politica è fatta di rapporti di forza. Monti agisce in una condizione straordinaria che gli ha consentito finora di governare per decreto, laddove a Berlusconi e a Prodi fu reso difficile e a tratti impossibile. È bene ricordarlo, perché l’eccezionalità prima o poi finisce.
Come ben sanno i nostri lettori, ho sostenuto la necessità del governo di transizione e non cambio idea, ma quando Angelino Alfano scoperchia il pentolone dell’accordo sottobanco per commissariare la Rai e fare qualche giochino sulla giustizia, penso che abbia fatto bene. Il Pd dovrebbe dedicare più tempo alla sua riorganizzazione (altrettanto deve fare il Pdl) e alle riforme istituzionali di cui il Paese ha necessità, e lasciar perdere la lottizzazione vecchia-nuova sulla tv e gli aggiustamenti sulla giustizia, da qualsiasi parte siano ispirati. La Rai non è oggetto di scambi con il governo. Lo dice la legge: è il Parlamento sovrano.
E la giustizia, con tutta la storia che c’è dietro e gli ultimi diciotto anni di guerra che parlano da soli, forse merita qualche approfondimento a Palazzo Madama e a Montecitorio. Mettere in discussione il primato della politica è un errore. Sottovalutare il Pdl e il suo segretario anche. La prima vittima? Sarà Bersani, che di mestiere fa il politico e non il tecnico.
di Mario SechiTratto da Il Tempo dell'8 marzo 2012tiere fa il politico e non il tecnico.

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