martedì 27 marzo 2012

RAFFORZARE L'IDENTITA' DELLA FEDE INVECE DI INSEGUIRE PSICOLOGISMI

Da un intervento di Mons. Luigi Negri

 (...) Invece di incrementare la coscienza della situazione di questo mondo così ammalato di individualismo e di consumismo e di proporre come alternativa viva un modo d’essere affezionati, uomo e donna, nel grande orizzonte di una vera idealità umana e cristiana, di una vera esperienza di un compimento l’uno nell’altro, di una dimensione di gratuità che è la stessa dimensione dell’esistenza di Dio, andiamo alla ricerca in modo sostanzialmente molto artificioso di aspetti di positività in esperienze che il buon senso comune - ancor prima della retta ragione - ha considerato non certo deprecabili e condannabili, ma sicuramente come esperienze non autenticamente umane.

A chi nel mondo cattolico ed ecclesiastico poco o tanto sostiene questa posizione, chiedo: perché abbandonare la strada della evangelizzazione, fatta come offerta della vita cristiana, come novità della vita di Cristo partecipata da coloro che vivono la comunione ecclesiale e vi partecipano con tutta la loro libertà? Anziché questa che è la strada maestra della vita cristiana, della presenza della Chiesa nel mondo, perché correre dietro situazioni tutto sommato particolari che finiscono per avere anche per questo nostro interessamento, più importanza esistenziale e storica di quanto non ne abbiano obiettivamente?

Forse varrebbe la pena di rileggere quelle lucidissime pagine di Jacques Maritain – che non era certo un filosofo integralista - che ne “Il Contadino della Garonna” metteva in guardia la Chiesa, ma innanzitutto l’ecclesiasticità, da una operazione che considerava suicida: l’inginocchiarsi di fronte al mondo. La Chiesa tradisce se stessa - ma tradisce anche l’uomo - quando invece di svolgere tutta la forza della sua responsabilità missionaria, che è responsabilità ad un tempo culturale e caritativa, si riduce a discettare di problemi psicologici, affettivi, sessuali, stralciati dal contesto della vita vera e attiva e ridotti a espressioni di presupposti che non hanno molte volte nessun fondamento reale e quindi sostanzialmente diventano una posizione ideologica.

Giovanni Paolo II ci ha insegnato dalla Redemptor Hominis in poi che la Chiesa non deve avere alcuna preoccupazione di dialogo con le formulazioni ideologiche o socio-politiche, ma deve avere come preoccupazione quella evangelizzazione ed educazione del popolo cristiano che si attua poi come missione, perché la missione è l’autorealizzazione della Chiesa. E in questo compito di autorealizzazione incontra i problemi reali degli uomini, anche le difficoltà, anche gli aspetti di assoluta particolarità, ma che assume non con la presunzione della neutralità scientifica o filosofica o sociologica, li assume come parte viva di una condivisione dentro la quale si possono legittimamente indicare vie di una possibile soluzione esistenziale e sociale di tali problemi.

Invece di inseguire psicologismi dobbiamo preoccuparci di rafforzare l’Identità della fede così come è stata tematizzata da quel Catechismo della Chiesa cattolica che papa Benedetto XVI ha posto come strumento fondamentale dell’Anno della fede. L’anno che abbiamo davanti non è l’anno della rincorsa alle problematiche particolari, specifiche, qualche volta patologiche. L’anno che abbiamo davanti è l’anno della fede, che se si approfondisce incontra tutto e sa dare un contributo positivo alla soluzione di tutti i problemi.

* Vescovo di San Marino-Montefeltro
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-chi-tradisce-la-missione-della-chiesa-4905.htm

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