lunedì 23 aprile 2012

LA CASTA COSTA

La casta chilometrica dei consiglieri regionali
di MASSIMO PANDOLFI
tratto da  http://www.massimopandolfi.it/
22 aprile 2012


I ladri, non ci sono storie, devono finire in galera: papaveroni o poveri cristi che siano. Ma oggi non ci occupiamo di ruberie vere o presunte, ma di qualcosa di meno grave, o a seconda dei punti di vista, più grave. Perchè non è affatto detto che — anche quando si è a posto con leggi, regolamenti e protocolli — si sia necessariamente in pace anche con la propria coscienza. Oppure sì, beata incoscienza.
Pensate che nel solo mese di marzo i consiglieri regionali dell’Emilia Romagna che risiedono fuori Bologna (42 su 50) hanno incassato quasi 70mila euro di rimborsi per spese chilometriche. Settantamila euro scarsi per andare, perlopiù in auto, da casa loro al lavoro, a Bologna, nella sede della Regione in via Aldo Moro. E non parliamo di viaggi stratosferici. Al massimo un Piacenza-Bologna o un Rimini Bologna, andata e ritorno: niente di più e molto di meno. Il recordman è il piacentino Andrea Pollastri (Pdl) che ha incassato 3.345,60 euro per i 12 tour da Piacenza a Bologna. Altri due consiglieri hanno intascato più di 3mila euro e, intendiamoci, non vogliamo far passare questi signori, con nome e cognome, per degli spreconi. E’ la legge interna della Regione — che consente un riborso di 80 centesimi al chilometri, un superlusso che neppure il privato più florido si concede — a incoraggiare questo sistema e tutto ciò va specificato ad onore (?) dei beneficiari.
Il sistema è ovviamente legale, per carità, ma ci permettiamo di scrivere poco serio.
E’ vero che la Regione Emilia Romagna ha ridotto, ultimamente, questi privilegi risparmiando circa il 6% sui rimborsi chilometrici: il nuovo regolamento consente infatti il pagamento di soli 12 viaggi al mese (anzichè 16) e nel caso un consigliere scelga il treno, va presentata la certificazione dell’avvenuto viaggio ferroviario.
Ma secondo voi basta? A nostro avviso no. Decisamente no. E non stiamo neppure qui a sottolineare troppo il fatto che questa gente incassa già ben oltre i 5mila euro netti puliti al mese e che, in fondo, nel momento in cui si candidano a consiglieri regionali dovrebbero essere consapevoli che la loro sede di lavoro diventerà Bologna e non più casa loro. Tralasciamo, diciamo pure che sono degli eletti e vanno ben pagati e che devono continuare a tenere i contatti col loro territorio, e che quindi un minimo di rimborso spesa ci deve essere. Un minimo, appunto. Non 70mila euro al mese che vuol dire quasi un milione all’anno. O 3mila e passa euro al mese a testa (cifra che grida vendetta) che rappresenta il triplo di uno stipendio di un bravo impiegato.
Questi signori — in attesa che la Regione tagli drasticamente questi privilegi — prendano esempio dal giovane consigliere Thomas Casadei, che fa il viaggio in treno da Forlimpopoli a Bologna ogni giorno e in marzo ha incassato 244,80 euro. E’ la dimostrazione di come si possa essere seri anche in presenza di una legge poco seria.

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