martedì 29 maggio 2012

L'ANITRA SELVATICA DI REPUBBLICA



di Don Gabriele Mangiarotti
Tratto dal sito Cultura Cattolica.it il 28 maggio 2012
«Così parlò Zarathustra» scrisse un giorno Nietzsche. Così parlò l’«anitra selvatica» si può dire a proposito dell’articolo del saccente Scalfari, su Repubblica di oggi, 27 maggio 2012.
Dà una strana impressione la lettura del suo Editoriale sul giornale che è sua creatura: l’impressione di un alunno impreparato che, per rimediare una sufficienza alla interrogazione, raffazzona una serie di notizie, collegandole a modo suo, sperando che la farraginosa confusione eviti al professore di indagare sulla veridicità e sulla correttezza delle informazioni.
Così la sua personalissima ricostruzione spacciata per storica: “Da Pacelli a Ratzinger” ci fa conoscere il volto del Camerlengo, «un volto assolutamente inespressivo; non era un uomo ma una carica, una funzione, una pausa del cerimoniale»; la sua profonda conoscenza degli intellettuali che contano ci fa conoscere il pensiero del «cattolico Alberto Melloni, uno degli storici della Chiesa più accreditati nella materia» di cui tratta; ci fa sapere che Berlusconi «fa ridere» di fronte a quel principe che era Pio XII, che «come tale si comportò e come tutti i principi indulse anche al populismo: riceveva ogni sorta di categorie della società civile: medici, avvocati, giornalisti cattolici, ciclisti e calciatori, casalinghe, poliziotti e militari, attori e operai, imprenditori e barbieri».
Potrei andare avanti a citare tutti i luoghi comuni di questa «anitra selvatica»: storico illuminato (?) e per l’occasione anche profeta (?), che riesce a descrivere il futuro della Chiesa dopo «il pontificato lezioso [che] andrà avanti finché potrà, poi non ci sarà il diluvio ma una pioggia da palude piena di rane, zanzare e qualche anitra selvatica».
In un editoriale, il sunto del sunto del sunto. Non lo accetterebbero neanche ad un’interrogazione di scuola media, ma tant’è. Per i fedelissimi di Repubblica “l’ha detto Scalfari” e dunque è vero. Per gli altri, impossibile confrontarsi con chi ha già chiaro tutto, con chi possiede il senso luminoso della storia ed anche la palla di vetro per (pre)vedere il futuro.
Noi - umili servitori della vigna del Signore – anziché perder tempo con le anatre che starnazzano, siamo abituati ad ascoltare quanto il Signore stesso («se volete lo Spirito Santo») ci fa capire della Chiesa cattolica, che – il Cielo ne sia lodato – è qualcosa di ben diverso da quanto il nostro Scalfari ha in testa. Caro Eugenio, «ci sono più cose in cielo e in terra, […], di quante ne sogni la tua filosofia». Abbiamo la grazia di incontrare qualcosa di più grande e vero, qualcosa che sa dare ragioni e speranza al cammino dell’uomo. E se vediamo quello che già Ratzinger chiamava la sporcizia nella Chiesa, sappiamo che l’esperienza quotidiana ci mostra altri e più veri segni della presenza rinnovatrice del Signore. E non sono i personaggi evocati da Scalfari.
Riporto quello che ha detto il futuro Papa nella Via Crucis del 2005: «Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano.
Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo.Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi».


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