giovedì 8 novembre 2012

IL VOLTO SPIETATO DEL NUOVO POTERE

LA GRECIA CI PRECEDE
UNA NUOVA COLONIZZAZIONE

 

La Grecia è in attesa di ricevere dall’Unione Europea un prestito di 31.5 miliardi di euro senza il quale rischia di morire di stenti. Questo prestito giunge in cambio dell’ennesimo giro di adempimenti e riforme prescritte al governo ellenico dai non disinteressati creditori internazionali dei cui interessi la cosiddetta troika (i rappresentanti del FMI, della BCE e della UE che da oltre 4 anni controllano tutte le decisioni che si prendono ad Atene) è garante.
Sui giornali filtra il solito ritornello: “
Per la Grecia è il tempo dell’austerità” che suona bene perché fa pensare ad un popolo fattosi virtuoso che stringe la cinghia e va avanti, mentre è vero l’esatto contrario, la Grecia si sfalda anche sotto il profilo umano: la disoccupazione è quasi raddoppiata in un solo anno, droga e prostituzione hanno invaso le città, 439.000 bambini vivono in condizioni di grande povertà (molti dei quali sono sottopeso), è aumentato in modo impressionante il numero dei reati ed il numero di suicidi… A fronte di ciò la tanto sbandierata solidarietà europea pare consistere unicamente in prestiti (non si fanno certo regali) concessi a condizioni draconiane, impossibili da realizzare. Così, dalla manovra finanziaria del prossimo anno, ci si attende un’ulteriore decrescita del -3.8% (con ulteriore perdita di posti di lavoro), un debito che lievita oltre il 179% e tagli del welfare per altri 8 miliardi di Euro. Dopo 5 anni di recessione è morta la speranza. Cos’altro si potrebbe chiedere legittimamente ad un paese ridotto allo stremo? Cosa si pensa che possa dare ancora la Grecia?

Colpisce, a questo proposito, l’insistenza sulle cosiddette “riforme strutturali”: potenti personaggi del mondo economico tedesco ammoniscono in questi giorni i politici perchè procurino di “risolvere il problema greco rapidamente”. Ma di cosa si parla? Quale tipo di soluzione rapida o finale si auspica? Il noto settimanale tedesco Der Spiegel ha riferito di una pressante richiesta per trasformare la Grecia in una “Zona Economica Speciale” all’interno dell’EU, il che significherebbe la colonizzazione del paese da parte di imprese tedesche e olandesi abilitate a portare in loco propri tecnici, dirigenti e funzionari. Ha affermato Hans Peter Keitel (vedi la traduzione dell’intervista rilasciata a Der Spiegel in Spiegel On Line): “Gli interessi tedeschi saranno favoriti attraverso la creazione di zone economiche speciali da parte del governo greco, come da tempo il mondo economico tedesco chiedeva. Secondo i piani attuali le aziende riceveranno agevolazioni fiscali – con una possibilità di imposizione fiscale dello 0% – e sovvenzioni (…). Ma non sono solo alcune aree economiche della Grecia, è l’intero paese che dovrebbe diventare una sorta di zona economica speciale dell’euro-zona” la gestione della quale avverrebbe “con personale straniero della UE”.

Quale ruolo toccherebbe a quel punto ai Greci? E’ del tutto evidente: fornire manodopera a basso e bassissimo costo alle imprese straniere. La Grecia ridotta a periferia bracciantile del nuovo ordine economico. E’ forse questo il destino dell’Europa mediterranea? Certo è che si stanno percorrendo strade che sempre più tendono ad assimilare il mercato del lavoro dell’Europa a quello della Cina. Pare proprio questo il modello economico-sociale che i circoli finanziari trovano maggiormente congeniale ai propri interessi. Inoltre la Cina ha acquisito, a causa di una dissennata mondializzazione e dell’acquisto del debito (sta acquistando i bond europei), un crescente controllo sui paesi della zona-euro così come già era avvenuto nei confronti degli Stati Uniti (la Cina possiede un decimo del debito americano). I Greci non potranno far altro che accettare perché sono ridotti allo stremo e lavorare per 10-12 ore al giorno a 450 Euro è comunque meglio che morire di fame. Tutto questo è peraltro consentito e finanche incoraggiato dai trattati-capestro (come il “Patto di Stabilità”) che per la gran parte i ceti politici hanno sottoscritto a nome dei loro popoli senza chiedere l’autorizzazione ad alcuno! Trattati che hanno trasformato l’Unione Europea da un’alleanza di stati ad una società per azioni governata da regole impersonali e spietate. Se c’è dunque un crimine che andrebbe addebitato alle classi dirigenti è, a mio parere, quello di aver abdicato ai propri doveri costituzionali di rappresentanza di specifici popoli e regioni, svendendo ai poteri sovranazionali o esteri quote decisive di sovranità senza alcuna verifica democratica.

Non stupisce allora che la costruzione dell’Europa sia diventata sempre più materia di competenza della nuova casta emergente dei tecno-banchieri e non ci si può sorprendere se il risultato conclusivo appare del tutto freddo e sconcertante. Peraltro, mentre Atene agonizza, il nuovo potere celebra i suoi fasti a Francoforte con l’edificazione del nuovo megagalattico grattacielo della BCE. A pagare per la realizzazione di questa nuova torre di babele saremo naturalmente anche noi contribuenti italiani: il tempio della finanza costerà infatti 1,2 miliardi di Euro che la BCE si farà carico di stampare caricandoli poi sul debito del nostro e di altri paesi. Il “patto di stabilità” (Fiscal Compact e MES), approvato in gran segreto dalla Camera dei Deputati il 20 Luglio 2012, serve proprio a garantire i nuovi padroni del fatto che anche noi, come gli altri, faremo fino in fondo il nostro dovere: metteremo a disposizione della BCE e dei poteri finanziari ogni centesimo racimolato grazie alle ulteriori trattenute e ai nuovi tagli alla scuola e alla sanità che il cosiddetto governo tecnico si è affrettato a battezzare: “manovra di stabilità”.

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