giovedì 24 gennaio 2013

LA SINDROME DELLA "CULTURA" DI SINISTRA


Da quando nella politica italiana e entrato Berlusconi,ossia dal 1994, la cultura di sinistra ha sviluppato un suo peculiare racconto dell’Italia.

Secondo questo racconto chi vota a sinistra sarebbe “la parte migliore del Paese”, mentre la parte che sceglie il centro-destra sarebbe la parte peggiore, evidentemente maggioritaria.

La teoria delle due Italie scattò subito, nel 1994, allorche la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto fu inaspettatamente sconfitta dal neonato partito di Berlusconi. E da allora mise radici, costruendo pezzo dopo pezzo una narrazione della storia nazionale al centro della quale vi e l’idea di una vera e propria mutazione antropologica degli italiani, traviati fin dagli anni Ottanta dal consumismo e dalla tv commerciale.

Una narrazione che, nel 2001, si arricchira di un nuovo importante tassello, con la teoria di Umberto Eco secondo cui gli elettori di centro-destra rientrerebbero in due categorie: l’Elettorato Motivato, che vota in base a interessi egoistici e ai propri pregiudizi contro stranieri e meridionali,e l’Elettorato Affascinato “che ha fondato il proprio sistema di valori sull’educazione strisciante impartita da decenni dalle televisioni, e non solo da quelle di Berlusconi”. Due elettorati ai quali non avrebbe neppure senso parlare, visto che non si informano leggendo i giornali seri e “salendo in treno comperano indifferentemente una rivista di destra o di sinistra purche ci sia un sedere in copertina”. Vista da questa prospettiva la vittoria del 1994, come tutte quelle successive, non sarebbe un incidente di percorso, ma l’amaro sbocco di processi di degenerazione del tessuto civile dell’Italia iniziati molti anni prima. […] Insomma, voglio dire che è mezzo secolo che “alla sinistra non piacciono gli italiani”, per riprendere il titolo del saggio con cui, fin dal 1994, lo storico Giovanni Belardelli (sulla rivista il Mulino) fisso la sindrome della cultura di sinistra, incapace di darsi una ragione politica dei propri insuccessi, e percio incline a dipingere l’Italia come un Paese abitato da una maggioranza di opportunisti, di malfattori, o di ignavi
 
(Luca Ricolfi da "La Repubblica delle tasse" ed. Rizzoli).

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