martedì 5 marzo 2013

UNA INASPETTATA PRIMAVERA


L'inaspettata rinuncia di Benedetto XVI si è – nella sua prima parte – compiuta, lasciando la Chiesa in attesa dell’opera dello Spirito Santo e dell’elezione di un nuovo Pontefice.

Che tempo è dunque questo, in cui un grande gesto si è compiuto senza che il frutto ancora si veda?

Il pensiero va istintivamente al Sabato Santo, a quel giorno strano ed eccezionale in cui ogni anno le chiese si trovano senza Eucarestia, così come la Chiesa si trova ora senza Papa.

Anche nel Sabato Santo, nel primo intendo, c’è stato un grande gesto, un grande sì di Gesù, la cui obbedienza al Padre si è compiuta totalmente con la salita in croce. Senza quel sì non ci sarebbe stata la gioia della Resurrezione.

Eppure Gesù non è risorto subito. Ci ha messo 3 giorni. E ha donato alla Chiesa il tempodel Sabato Santo.

E’ come se la Passione e la Resurrezione da sole non bastassero.

Tra loro, a legarle, c’è un’altra cosa – il tempo, appunto, del Sabato Santo – che non diluisce né attutisce il dramma e la grandiosità dei due eventi principali della Salvezza, ma consente di coglierne un aspetto umano e misterioso, utile anche per vivere questo tempo di sede petrina vacante.

Questo aspetto è – mi pare – quello della libertà.
Nel Sabato Santo, dopo la croce e prima della resurrezione esiste solo la libertà di Gesù che è salito sulla croce confidando nella volontà del Padre. Oggi, dopo la rinuncia del Papa vecchio e senza avere ancora un Papa nuovo, esiste solo la libertà di Benedetto XVI che ha
detto sì alla medesima volontà del Padre.

Le chiese vuote del Sabato Santo ci invitano e quasi costringono a guardare, a contemplare la libertà umanissima di Gesù. Analogamente, la Sede vacante ci invita e quasi costringe ad entrare nel dinamismo della libertà di Benedetto XVI.

Qual è l’origine di queste libertà?

Di fronte a questa domanda la nostra personale libertà può risvegliarsi e rinfrancarsi, recuperando la propria dimensione autentica, grata per questo incalzare imprevisto di eventi che – a ben guardarli – sembrano fatti apposta per ciascuno di noi.

Allora anche la preghiera per il nuovo Papa non è più dominata dalla paura che i Cardinali sbaglino la scelta, ma dalla speranza saggiamente incosciente di un cuore lieto, com’era il mio avvicinandomi alla chiesa il giorno del mio matrimonio.

Che tempo è questo, in cui il frutto ancora non si vede? E’ il tempo dei fiori e della primavera. Godiamocelo.

FRANCESCO ORIOLI

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