venerdì 19 aprile 2013

IL TIFONE DELL'ANTIBERLUSCONISMO


Della Caporetto bersaniana consumatasi ieri, con contorno di tessere bruciate, non vale la pena parlare a lungo: chi semina il vento dell’antiberlusconismo ne viene inesorabilmente travolto.

Per due mesi Bersani ha spiegato al popolo che con Berlusconi non avrebbe mai preso un caffè e che era invece a portata di mano il “governo di cambiamento” con Grillo: poi, improvvisamente, ha stretto col Caimano un accordo per il Quirinale. Un atto di saggezza, in un paese normale. Alto tradimento, nell’Italia dei barbari.

Che cosa sta succedendo nel Pd?

1.      Si tratta soltanto del tentativo disperato di capovolgere il risultato delle elezioni, occupando ad ogni costo il governo che gli italiani gli hanno sonoramente negato, oppure siamo in presenza di una vera regressione antropologica, culturale, genetica? La stessa elezione dei presidenti della Camere – al di là del giudizio sulle persone – è il segno di un disordine mentale, di una vera e propria pulsione suicida: mai in nessun Parlamento del mondo sono stati scelti due presidenti senza alcuna esperienza parlamentare, che non hanno mai fatto politica attiva, che non hanno mai frequentato un partito, che non hanno mai neppure partecipato ad un consiglio di quartiere. Questo non è rinnovamento: questo è un insulto al Parlamento

2.      Pensare di salvarsi dalla rivoluzione grillista autodecapitandosi è un caso non nuovo di sindrome di Stoccolma, ma non per questo meno grave. Era già successo nel ’22, quando un bel pezzo di classe dirigente liberale pensò di ingraziarsi il fascismo, prima di esserne travolta. Sia chiaro: Grillo non è Mussolini. È però un’alternativa radicale alla politica così come l’abbiamo finora conosciuta: che si tratti di una salutare novità o di un salto nel buio, in ogni caso il Pd non ne ha e non ne avrà parte alcuna – se non quella della vittima, insieme agli altri partiti.

3.      Nel tentativo di salvarsi la pelle dalla rivoluzione grillista, la prima legge promessa dallo sconfitto di Bettola è sul conflitto d’interesse: operai disoccupati, imprenditori suicidi, pensionati alla fame e giovani senza lavoro ne saranno felici. In compenso Migliavacca, braccio destro del segretario, promette la galera a Berlusconi, a prescindere, sebbene nessuno l’abbia chiesta (salvo Grillo).

4.      Gli stessi otto punti del “programma”, nel frattempo divenuti una cinquantina, grondano di grillismo dell’ultima ora, di demagogia, di insulsaggine populista.

5.       L’alternativa grillista si batte con la (buona) politica, con il senso della realtà, con il rispetto della propria dignità e tradizione: non prostituendo il cervello per comprarsi qualche senatore.

6.      Il “vantaggio” dell’affondamento di Franco Marini – che, sia detto senza esitazione, sarebbe stato un buon presidente – consiste nell’accelerazione delle dinamiche interne al Pd: dopo l’ennesima, violenta sconfitta, è evidente che la permanenza alla segreteria di Bersani e del suo Tortello magico non potrà durare ancora a lungo.

Di tutte le conclusioni possibili al lungo disfacimento del Pci, questa è davvero la più inaspettata: seppelliti da una risata, mentre si sforzano di ridere più forte.
(da the frontpage)

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