mercoledì 29 maggio 2013

IL SENSO COMUNE E IL LUOGO COMUNE

Intervento di Eugenia Roccella alla Manif pour tous di Parigi
 
Cari amici, ho seguito la vostra lotta fin dall’inizio, una lotta coraggiosa, condotta con intelligenza, tenacia e creatività. Ho cercato di far conoscere anche in Italia quello che stavate facendo, giorno dopo giorno, ho raccontato il caso di Franck Talleu, e abbiamo manifestato insieme, italiani e francesi, davanti all’ambasciata di Francia a Roma, con alcuni nostri parlamentari che indossavano le t-shirt della manif.

Nel maggio del 2007 anche noi italiani siamo scesi in piazza, ma siamo stati più fortunati: siamo riusciti a bloccare una legge che minacciava la famiglia, e il governo Prodi che l’aveva proposta è caduto dopo pochi mesi. Io ero portavoce di quella manifestazione, il family day, che ha portato a Roma oltre un milione di persone. Voglio ripetere qui, oggi, alcune delle cose dette allora. Perché siamo qui? Siamo qui perché abbiamo nel cuore un’esperienza fondamentale, che ci unisce: siamo tutti nati nel grembo di una donna, generati da un atto d’amore tra un uomo e una donna. Siamo tutti figli di una madre e di un padre: laici e cattolici, credenti e non credenti, islamici ed ebrei, omosessuali ed eterosessuali. E’ su questo che si fonda l’unicità della famiglia: sulla relazione tra persone sessualmente differenti, una differenza che permette la continuità tra le generazioni, padri, madri, nonni, nipoti, antenati, collegando il passato e il futuro degli esseri umani. Ed è questo che difendiamo, senza nessuna traccia di omofobia e di ideologie reazionarie. Non vogliamo giudicare gli altri, non vogliamo esibire le nostre famiglie, che sono come tutte le altre: belle, brutte, felici o meno felici. Ma sono preziose, perché creano quel senso profondo di appartenenza, di consapevolezza delle origini, così necessario allo sviluppo dell’identità individuale, della personalità.

Ognuno è libero di contrarre e sciogliere legami d’amore, di vivere le proprie emozioni con chi vuole, senza però toccare il matrimonio, che non è un diritto, qualcosa che deve essere offerto a tutti, come fosse una distribuzione di brioche: è un’istituzione, una vecchia e gloriosa istituzione umana che non merita di essere distrutta e svuotata di significato. Chi come me è cattolico, avrà sempre il matrimonio religioso, il sacramento, mentre sono proprio i non credenti che dovrebbero ribellarsi a una manipolazione così radicale della nostra storia e della stessa condizione umana. Oggi non è più il matrimonio che legittima i figli, ma i figli che legittimano il nuovo matrimonio per tutti: figli non più nati da un atto d’amore, ma che si possono ottenere attraverso pratiche di laboratorio che aprono un nuovo mercato, e nuove forme di sfruttamento delle donne e del loro corpo. Non si può più dire mamma e papà, si dice, in molti paesi, genitore uno e genitore due, o altre formule simili. In Italia c’è un vecchio detto, “di mamma ce n’è una sola”, oggi non è più vero, ci possono essere fino a 6 genitori, due sociali e 4 biologici, grazie a uno smontaggio del corpo e della genitorialità, e a contratti di affitto e compravendita dell’umano.

E’ in corso una strana guerra tra il senso comune e il luogo comune: il luogo comune è fatto da quello che vediamo alle televisioni, che leggiamo sulla stampa, che ci viene proposto da una gran parte della classe dirigente e delle élite. Il senso comune, invece, è quella resistenza del cuore che unisce tanti di noi, e ci impedisce di credere davvero alla visione del mondo che viene proposta: il senso comune è l’esperienza della nostra vita e delle persone che amiamo, è quello che ci continua a far pensare che ci devono essere, per ogni bambino, una mamma e un papà. Noi vogliamo che anche i nostri figli e i nostri nipoti possano sentirsi chiamare mamma e papà.

Sono qui con voi perché penso che dobbiamo costruire una rete europea per difendere l’ecologia umana, dobbiamo lottare insieme e organizzare un movimento comune. Sono orgogliosa della vostra battaglia che è anche la mia, perché è quella di un’Europa che non vuole negare se stessa, la propria cultura e le proprie radici.
PARIGI, 26 MAGGIO 2013

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