giovedì 27 giugno 2013

DATECI L'UOMO, L'ACCUSA LA TROVIAMO NOI (ARCIPELAGO GULAG -MILANO)


Non bastava la disoccupazione, la crisi economica devastante, il governo di larghe intese tenuto insieme con il bostik, la Merkel, la Deutsche Bank, lo spread...

Ci volevano anche i giudici di Milano. Anzi, le giudichesse.

Vorrei domandare alle tre parche, che ieri hanno tessuto e tagliato il filo di Berlusconi, come fanno a sapere che il Cavaliere è stato a letto con Ruby, se ambedue gli imputati negano; in particolare (non è cosa di poco conto) lo nega proprio la bella marocchina. Le hanno messo una microspia tra le mutande?

Vorrei sapere come fa il Cavaliere ad essere un concussore, se le persone che dovrebbero essere concusse lo negano. I tre funzionari di polizia coinvolti, Ostuni, Morelli e Iafrate, parti offese del reato di concussione, non si sono costituiti parte civile e in aula hanno detto di aver agito normalmente «nell'interesse della minore», come ha sottolineato il commissario Iafrate.

Vorrei sapere come si fa a ipotizzare la falsa testimonianza per tutti coloro che in tribunale hanno preso le difese di Berlusconi (sono più di 30 persone!), mentre avrebbe valore solo chi sostiene l' accusa.

Bisogna avere un odio viscerale per l’imputato, per condannare in queste condizioni. Perfino l’antico diritto romano esigeva l’assoluzione nei casi dubbi: in dubio pro reo.

Ma le tre parche non hanno avuto dubbi: l’imputato era certamente Silvio Berlusconi; ergo, il massimo della pena, perfino oltre le richieste dell’accusa: un anno in più.

Non ho simpatie politiche per Berlusconi, e per la verità non ho simpatie politiche; la politica è sempre più una cloaca maxima. E la gente l’ha capito.

Ma voler eliminare una persona per vie giudiziarie, dal momento che non si riesce a farla fuori con il voto democratico, questo fa pensare ai tribunali speciali dei regimi rossi e neri.

I tribunali sovietici al tempo di Solgenitzin dicevano: “Dateci l’uomo, l’accusa la troviamo noi” (Arcipelago Gulag).

Sono vent’anni che processano l’uomo di Arcore, da quando “scese in campo” contro Occhetto e la sua “gioiosa macchina da guerra”, che finì tristemente.

Altrove i processi languiscono o non si fanno. Solo il tribunale speciale di Milano è a pieni regimi.

Anzi, a pieno “regime”.

DA

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