sabato 13 luglio 2013

TENETE LA FEDE FUORI DELLO SPAZIO PUBBLICO

L’INTOLLERANZA DELL’EUROPA

LA FATALE PRIVATIZZAZIONE DEL CRISTIANESIMO

Un saggio dell’americano Paul Coleman

Si tratta di una forma di vessazione “bianca”, legale, all’apparenza incruenta. “Ma non dovremo aspettare ancora a lungo prima che la parola per descrivere questo fenomeno diventi persecuzione”. Così si chiude il lungo saggio sulla secolarizzazione in Europa pubblicato dalla rivista americana First Things, madrina del cattolicesimo conservatore statunitense. “European faith made private”, il saggio a firma di Paul Coleman, passa in rassegna questo arcipelago europeo dell’intolleranza, volano di una rivoluzione del cristianesimo in occidente. Ovvero la sua “totale e fatale privatizzazione”.
Cirillo e Metodio

“Si ritiene che l’Europa occidentale sia la sola parte del mondo in cui la cristianità è in declino e che i cristiani dentro a quei confini siano sottoposti a pressione perché nascondano la propria fede a livelli inusitati altrove in paesi anche solo nominalmente cristiani”, scrive Coleman. “La ragione non sta nella persecuzione, ma nella privatizzazione. In Europa è stata tracciata una linea chiara fra fede e pratica religiosa, così che ai cristiani viene costantemente ricordato che possono credere quello che vogliono o fare quel che vogliono dentro le loro chiese, ma semplicemente non lo possono fare o dire in pubblico. Ai cristiani viene detto di essere miti e di tenere la loro fede fuori dallo spazio pubblico. E il miglior modo per mantenere privato il cristianesimo è mantenere quieti i cristiani. L’Europa oggi ha dozzine di leggi per impedire ai cristiani di esprimersi su questioni controverse, non soltanto nei luoghi pubblici, ma anche nei pulpiti e nelle conversazioni private, rafforzate dal codice penale”. Coleman passa in rassegna i casi principali e le sentenze di Bruxelles.

“Alcuni anni fa il pastore svedese Ake Green fu condannato a un mese di carcere per aver predicato l’insegnamento biblico contro l’immoralità sessuale dalla sua piccola chiesa di Borgholm”. Il crimine di Green era stato quello di “mancanza di rispetto per gli omosessuali”, un nuovo reato a Stoccolma che comporta una sentenza massima di quattro anni di carcerazione. “Fortunatamente, Green ha beneficiato della pubblicità e la Corte suprema lo ha prosciolto due anni dopo aver tenuto quel sermone. Ma anziché rigettare la censura, molti paesi europei l’hanno adottata”.

L’anno scorso in Irlanda la polizia ha aperto un fascicolo sul vescovo Philip Boyce, dopo che uno dei leader del secolarismo nazionale, John Colgan, si era lamentato di una omelia “offensiva” in cui il vescovo dichiarava che la chiesa è sotto attacco “da parte di una cultura senza Dio”. Colgan disse che “questo è incitamento all’odio contro dissidenti e laici”. Anziché ignorare la denuncia, la polizia irlandese l’ha girata al procuratore generale, che a sua volta ha aperto un’inchiesta. Il vescovo avrebbe rischiato due anni di carcere se giudicato colpevole.

“In Spagna, il vescovo Juan Antonio Reig Plà è stato minacciato di azione legale dopo aver predicato contro gli effetti del comportamento peccaminoso. La lobby gay era oltraggiata dalla sua citazione dell’omosessualità. Mentre l’azione penale non è andata avanti, il comune di Madrid ha approvato una mozione in cui chiede che il vescovo venga rimosso dal suo incarico e che non venga mai più invitato a eventi pubblici della capitale”.



Silenzio in privato e nel posto di lavoro

“Anche le conversazioni private fra cittadini possono diventare oggetto di azione penale in molti paesi europei”, afferma Coleman. Due anni fa, i proprietari di un hotel inglese, Ben e Sharon Vogelenzang, sono stati denunciati da un ospite dell’albergo di fede islamica per aver usato “parole offensive”. Il caso raggiunse la Corte di giustizia. Alla fine i due coniugi vennero prosciolti da ogni accusa, ma il caso ha distrutto la loro attività commerciale.

“Il cristianesimo è tenuto fuori anche dal posto di lavoro”. Quattro casi di alto profilo nel Regno Unito stanno raggiungendo la Corte europea dei diritti dell’uomo. Gary McFarlane e Lillian Ladele sono stati licenziati per essersi rifiutati di registrare o sostenere il matrimonio omosessuale. Ladele era una funzionaria addetta alla registrazione delle nascite, dei decessi e dei matrimoni. “Quando le unioni civili omosessuali furono introdotte dal governo nel 2005, Ladele comprese che registrare quelle unioni andava contro la sua religione. C’erano molti altri addetti alle registrazioni e le unioni gay erano soltanto una piccola parte del suo lavoro, per cui un compromesso con i suoi principi sul matrimonio sarebbe stato facile da raggiungere”. Ladele invece è stata attaccata dai colleghi, che l’hanno accusata di “omofobia”, mentre il suo supervisore riferì del caso ad altri funzionari. In tribunale il suo superiore ha sintetizzato la propria posizione dicendo: “Non penso che dobbiamo assecondare i principi religiosi nel Servizio dell’anagrafe”. Alla fine, Ladele è stata costretta a dimettersi.

McFarlane lavorava come consulente delle relazioni per una organizzazione caritatevole. Aveva già sollevato dubbi sul fatto di fornire consulenze alle coppie omosessuali, pensando che questo avrebbe significato assecondare delle relazioni che lui reputava sbagliate. Tuttavia, dopo averne discusso con il proprio superiore, McFarlane decise che fornire consulenza a queste coppie non costituiva una forma di sostegno. Ma disse anche di avere difficoltà nel trattare comportamenti omosessuali secondo l’insegnamento della Bibbia. “McFarlane non mandò mai via dei clienti, ma soltanto il fatto di aver sollevato la questione con il suo supervisore portò alla sua cacciata per condotta sbagliata. Tentativi di arrivare a una mediazione, come un cambio interno all’azienda, furono rigettati dal tribunale, che stabilì che il suo supervisore ‘ha il diritto di trattare la questione come un principio, in cui il compromesso è inappropriato’”.

Gli altri due, Nadia Eweida e Shirley Chaplin, chiedevano il diritto di continuare a indossare una piccola croce sul luogo di lavoro, cosa che avevano fatto per anni. Nel caso di Eweida, la British Airways dopo uno scontro pubblico ha emendato la regola aziendale, ma si è rifiutata di rimborsare Eweida per lo stipendio perso durante il periodo di riposo coatto a casa. Il datore di lavoro di Chaplin, un ospedale statale, introdusse una nuova uniforme che rendeva l’uso della croce molto più difficile. Il datore di lavoro menzionò ragioni “di salute e di sicurezza” a giustificazione della rimozione della croce, senza però indicare mai quali fossero queste ragioni. La Corte europea si è espressa a favore di Eweida, stabilendo che la compagnia aerea non aveva il diritto di limitare la sua libertà religiosa. Ma ha rigettato gli altri tre casi, che oggi sono in attesa dell’appello.



Accade ovunque in Europa

L’analisi spietata di Coleman è confermata da un rapporto dell’Osservatorio sull’intolleranza e sulla discriminazione contro i cristiani in Europa (Oidce), membro dell’Agenzia Ue per i diritti fondamentali e che lavora in stretta collaborazione con l’Osce. Gli incidenti d’intolleranza e discriminazione contro i cristiani in Europa sono suddivisi dall’Osservatorio in diverse categorie: libertà di religione, libertà di espressione, libertà di coscienza, politiche discriminatorie, esclusione dei cristiani dalla vita politica e sociale, repressione dei simboli religiosi, insulto, diffamazione e stereotipi negativi, incidenti per odio, vandalismi e dissacrazione e, da ultimo, crimini di odio contro singoli individui. In Inghilterra, a Jersey, i postini si sono rifiutati di distribuire cd contenenti registrazioni del Vangelo di San Marco. Una farmacia di Berlino è stata invece boicottata e attaccata perché il farmacista non ha venduto la pillola del giorno dopo, a motivo delle sue convinzioni cattoliche. “Simili battaglie hanno luogo ovunque in Europa”, scrive Coleman.

La ministra francese dei Diritti delle donne, Najat Vallaud-Belkacem, ha appena presentato il suo progetto di legge per favorire “l’uguaglianza tra uomini e donne”. Tra le molte disposizioni previste ce n’è una che farà discutere: quella che obbliga i provider di Internet (i corrispettivi francesi di Fastweb o Tiscali) a denunciare tutto ciò che in rete ha un “contenuto sessista o omofobo”. La proposta è contenuta nell’articolo 17 del progetto di legge, già ridefinito “delazione per tutti”.

“I medici in Norvegia sono sottoposti a pressione perché partecipino alle procedure abortiste contro la loro coscienza”, scrive ancora Coleman. Di recente il ministro della Salute norvegese, Robin Kass, ha affermato che “se neghi a un paziente contraccezione o aborto non puoi essere un medico”. Lo stesso vale per la Svezia, che ha votato 271 a 20 contro una risoluzione del Consiglio di Europa che sostiene il diritto all’obiezione di coscienza dei medici. In Scozia, due ostetriche hanno fatto causa ai propri ospedali dopo che i manager avevano obbligato le due a supervisionare aborti contro la loro volontà. Il tribunale ha stabilito che la clausola di coscienza non si applica alle ostetriche. Oggi sono in appello. Ma in gioco, secondo Coleman, c’è molto di più del loro posto di lavoro. “E’ il futuro della libertà europea”.

Questo doppio fenomeno di privatizzazione e repressione della fede ha una storia emblematica nella moneta da due euro che la Slovacchia (nell’Unione monetaria dal 2009) aveva approntato per festeggiare la predicazione di Cirillo e Metodio in terra slava, dai due santi convertita al cristianesimo. L’Europa ha giudicato intollerabile la croce e l’aureola attorno al capo dei due predicatori. I due santi alla fine sono rimasti senza aureola. “Una pagina totalitaria”, come l’ha definita l’episcopato slovacco, degna dei vecchi tempi del socialismo reale.

© - FOGLIO QUOTIDIANO

di Giulio Meotti



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