martedì 14 gennaio 2014

ABOLIRE LE CAMERE E INSTAURARE IL GOVERNO UNICO : QUELLO DEI GIUDICI

Il Tar e il voto in Piemonte. L’Italia è in mano a una minoranza di sfascisti e di azzeccagarbugli


Gennaio 10, 2014 Luigi Amicone

Non si lascia ai tribunali l’onere di decidere chi deve governare un paese, una regione, un comune. Non si lascia ai magistrati il potere di scrivere le leggi elettorali e quello di fucilare il primo degli eletti.


Siamo in regime di colpo di stato permanente.
Questo e solo questo significa la sentenza del Tar Piemonte che dopo quasi quattro anni annulla il voto delle regionali a causa di firme falsificate in sede di presentazione della lista Pensionati. Perché dovrebbe essere annullato il voto di 27 mila cittadini? Gli autori del falso sono già stati individuati e giustamente condannati in sede giudiziaria. Ma i 27 mila voti sono veri. Autentica e libera è stata l’espressione della volontà dei cittadini. Dunque?

Dunque un’ennesima sentenza ciceronica, nel senso di Cicerone: «Il massimo del diritto è il massimo dell’ingiustizia».

Dunque la verità è che lo Stato italiano è al capolinea, la democrazia è sospesa, le libertà sono appese a un’amministrazione della legge che, grazie un’interpretazione della stessa in maniera più o meno elastica (dimmi di che partito sei e di quale consiglio regionale, banca, associazione, gruppo industriale fai parte e ti dirò che sentenza avrai), decidono tutta la vita della società, della politica e dell’impresa in Italia.

E L’Ilva. E Finmeccanica. E il calcio. E la legge 40. E le coppie gay. E la marijuana. E le moschee. E Dolce&Gabbana. E le P2, le P3, le P36. E i Di Pietro, e i De Magistris, e gli Ingroia. Siamo sempre lì: hai voglia tu italiano a eleggere governi, parlamenti, consigli regionali e comunali. Comandano loro. Funzionari statali che il 27 del mese ricevono lauti stipendi e, cadesse il mondo, venisse una crisi che non dà più lavoro a nessuno, loro ottengono i loro begli scatti di carriera e anzianità, a prescindere da ogni valutazione di merito e di qualità. Funzionari che non rispondono a nessuno. Che non sono controllati da nessuno. Che sono impiegati in Torri Statali in cui non è consentita nessuna trasparenza né alcuna vigilanza da parte di organi e istituzioni rappresentative.

Quanto al merito della vicenda non si capisce perché, stando così le cose in Piemonte (e, vedi caso Formigoni, in Lombardia), perché i Tar di tutte le altre regioni, come denunciato per tempo dai radicali, non vanno a verificare le firme che hanno prodotto consigli regionali, comunali e provinciali. Infatti, come scrissero i radicali in un dossier presentato proprio alla vigilia delle regionali del 2010, le leggi che regolano la presentazione delle liste sono farraginose, sono compromesse da procedure opache e producono falsi di vario genere. Ovunque.

È proprio così, come scrivono i pannelliani: «L’onere della raccolta firme, nato per arginare le candidature temerarie e le liste senza rappresentatività, è diventato uno strumento per impedire l’accesso alle elezioni di quelle forze politiche che vivono fuori dal recinto partitocratico. In Inghilterra, ad esempio, si paga una semplice cauzione».

Ma se è così, non si lascia ai tribunali l’onere di decidere chi deve governare un paese, una regione, un comune. Non si lascia ai magistrati il potere di scrivere le leggi elettorali e quello di fucilare il primo degli eletti che ha un colore politico che non garba a lorsignori. Il potere di determinare le politiche industriali e quelle sull’immigrazione. Il potere di stabilire i protocolli clinici e perfino il potere di come si deve parlare al telefono se si vuole continuare a giocare a calcio.


Se per vent’anni è stato così, bisogna fare in modo che non sia più così. Si devono cambiare le leggi, si devono fare le riforme, si deve avere un parlamento e governi che legiferino e governino sul serio. E forse, come ha suggerito Romano Prodi, se si vuole combinare qualcosa in un paese paralizzato da una minoranza di sfascisti e di azzeccagarbugli, bisogna anche abolire i Tar.

Presidente Napolitano, non è forse per questo che l’Italia non conosce da vent’anni né stabilità, né benessere, né pacificazione nazionale? Non è per questo che affondiamo e non c’è verso di risalire la china, perché appena appena si stabilizza una situazione, c’è subito una sentenza che riapre il circo del caos?

La vogliono fare o no questa benedetta riforma della giustizia? L’alternativa non c’è. Perché gli italiani possono votare tutti i Renzi e i Berlusconi e i Grillo che vogliono. Ma se al dunque, sopra il nostro voto e dietro a qualsiasi leader, è appostato sempre e comunque un magistrato che non potrà mai essere né controllato né sanzionato per i suoi errori o invasioni di campo (in ambiti spettanti agli altri poteri), in realtà gli italiani votano uno, nessuno… e centomila casi giudiziari che, da vent’anni a questa parte, non hanno solo distrutto lo stato di diritto, ma hanno azzerato ogni possibilità di stabilità e di ripartenza operosa in ogni comparto.



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