mercoledì 23 aprile 2014

APPELLO POLITICO AGLI ITALIANI

L’Osservatorio Cardinale Van Thuân, presieduto dall’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi e diretto da Stefano Fontana, ha pubblicato un “Appello politico agli italiani” dal titolo “Un Paese smarrito e la speranza di un popolo” (Cantagalli, Siena 2014). Si tratta di una proposta globale e organica per la rinascita dell’Italia, fatta da cattolici e rivolta a tutti ma non su misura per tutti. All’interno ci sono scelte nette, proposte incisive, e sono indicati cambiamenti anche radicali e controcorrente. L’Appello si inserisce nella storia degli sforzi che, in momenti di difficoltà, i cattolici hanno sempre fatto in passato per contribuire a vivificare la loro nazione


Un Appello… In un’epoca di dispersione come la nostra, scrivere un Appello richiede un certo coraggio. Si tratta infatti di una sintesi, mentre oggi prevale il frammento. Si tratta anche di guardare con fiducia in avanti mentre oggi prevale la stanchezza. Chiediamo a Stefano Fontana, direttore dell’Osservatorio, dove sia stata trovata questa voglia di fare.
E’ stata trovata in due elementi. Il primo è la convinzione e la fiducia che dalla fede cattolica derivi uno slancio intellettuale e morale per la costruzione della comunità degli uomini soprattutto nei momenti difficili. Il secondo è l’eredità di tutto il lavoro di analisi e studio che l’Osservatorio ha fatto in questi suoi primi dieci anni di vita. Questo bagaglio ora ci ha permesso di fare questa proposta.

Più che una proposta… Un Appello è una chiamata a raccolta in vista di un progetto comune. In passato Appelli di questo genere hanno sempre preceduto la nascita di partiti. E’ anche il vostro caso?
Il nostro Appello nasce anche dalla delusione su come sono andate le cose negli ultimi anni. Mi riferisco alla dispersione dei cattolici in politica. Il nostro Osservatorio non è però un partito, né un movimento, è un organo di ricerca e studio dedicato alla Dottrina sociale della Chiesa. Il nostro Appello viene proposto, altri soggetti ed altre mediazioni potranno eventualmente farsene carico sul piano anche politico, non noi.

Il titolo fa riferimento ad un Paese smarrito. Cosa intendete?
L’Italia è in grave crisi di identità, questo lo vediamo tutti. Non ci sono solo le difficoltà economiche. Tutto il tessuto si è lacerato e per la sua ricomposizione non si sa da dove cominciare. Si fatica a cogliere che la crisi è morale e spirituale e che gli attacchi alla vita e alla famiglia non sono privi di conseguenze anche per l’economia e lo sviluppo. Non c’è un settore in Italia che non aspetti di essere riformato, ma manca uno sguardo d’insieme per poterlo fare, perché gli orizzonti si sono ristretti, l’entusiasmo si è indebolito e le anime si sono internamente lacerate. L’Appello si fa carico di tutti gli aspetti di questo smarrimento e reagisce con una ripresa di un’ottica del tutto. Questa, del resto, è la politica, fin dai tempi di Platone.

Nel titolo si parla anche de “la speranza di un popolo”. Popolo in che senso?
In Italia c’è ancora un popolo, oppure ormai c’è solo una massa? Nella Chiesa cattolica c’è ancora un popolo? Noi crediamo che ci sia ancora un popolo, che però ha bisogno di essere risvegliato e animato, mentre in molti si danno da fare per frantumarlo. Un popolo è tenuto insieme da qualcosa di più grande di lui, dal proprio passato, dalla speranza del proprio futuro, dalla sua anima nazionale, dalla fede religiosa, dai valori fondanti come quello della famiglia. Se di questi valori esso viene espropriato, se la nazione viene schiacciata tra il globale e il locale, se la burocrazia spegne la sussidiarietà solidale, se le famiglie sono terreno di conquista del mercato e dei nuovi desideri trasformati in diritti, il popolo perde i propri legami e diventa massa. Come può esserci un futuro per l’Italia senza un soggetto comunitario che se ne renda responsabile? 

Da anni tutti parlano di riforme. Anche l’attuale governo è lì per fare le riforme. Non bastava tutto ciò? Perché avete ritenuto che ci fosse bisogno anche del vostro Appello?
Perché le riforme hanno bisogno di un’anima, affinché non siano solo riforme ma ricostruzione. E il motivo per cui finora non sono state fatte non è la mancanza di conoscenze tecniche su come farle, ma la mancanza di un’anima, di una spinta morale e intellettuale di carattere corale, popolare. Nel nostro Appello, per esempio, parliamo di un nuovo patto costituzionale sostanziale. Quanti discorsi abbiamo sentito sulla riforma della Costituzione? Ma mentre si tenta di riformare il dettato costituzionale sta venendo meno la coesione degli italiani su quel patto pre-costituzionale (la costituzione sostanziale appunto) che lacera la convivenza. Ne deriva che anche la Costituzione e le stesse riforme costituzionali vengono adoperate ideologicamente o per interessi. Nel nostro Appello ci sono le cose da fare, ma c’è anche lo spirito con cui farle.

Si accusa i cattolici di concentrarsi quasi solo su vita e famiglia. Nell’Appello, invece, c’è anche tutto il resto, mi sembra.
Vita, famiglia, libertà di educazione non sono solo valori ma principi architettonici della vita sociale. Nell’Appello essi ci sono in questa veste. Né da soli, come se esaurissero i problemi sociali, né come valori da mettersi sullo stesso piano di altri valori. Poi c’è anche tutto il resto: scuola e lavoro, riforma dello Stato e della Costituzione, partiti e legge elettorale, rapporti con l’Europa, immigrazione e riforma della giustizia e così via. Una grande funzione è svolta dal principio di sussidiarietà, perché esso esprime un fascio di impellenti necessità di vitale importanza per il nostro Paese, che ha bisogno di liberare energie responsabili e non centrifughe. Energie sepolte per troppo tempo sotto le corporazioni, le burocrazie, le norme camicia-di-forza, lo statalismo ideologico che si è trasferito anche negli enti regionali e locali.

Come vede il futuro di questo Appello?
La sua ricaduta dipende da noi ma non solo da noi. Ne faremo delle presentazioni pubbliche e cercheremo di suscitare approfondimenti e confronti sulle idee che abbiamo esposto. Ringrazio fin d’ora coloro che lo esamineranno e si faranno interpellare da esso e tutti coloro, singole persone, movimenti ed associazioni, che lo assumeranno, non per farlo passivamente proprio, ma per esaminarlo, discuterlo, promuoverlo.


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