sabato 27 dicembre 2014

IL NUOVO PURITANESIMO: AFFERMARE CHE MASCHILE E FEMMINILE SONO SOLO "COSTRUZIONI" NON E' UNA BUONA NOVELLA, MA UNA BUGIA

Un “j’accuse” super laico

La teoria del gender non è che “nuovo puritanesimo”

Il filosofo ateista francese Michel Onfray, idolo della gauche grazie ai suoi libri fieramente antireligiosi e libertini, è caduto in disgrazia. Colpa del tweet che aveva lanciato a settembre, in un accesso di puro buonsenso (capita anche agli ateisti, pare)
Riferendosi ai programmi scolastici improntati alla negazione della differenza sessuale (il famigerato “Abcd de l’égalité”), aveva scritto: “E se a scuola, al posto della teoria del genere e della programmazione informatica, si insegnasse a leggere, scrivere, far di conto, pensare?”. E’ bastato, perché Onfray fosse accusato di essere un neoreazionario. In Francia, con l’avvento di Hollande alla presidenza e grazie ai suoi tre ministri dell’Educazione, il tema della “decostruzione” degli stereotipi sessuali o presunti tali è al centro di una sorta di nuova rivoluzione giacobina. E il fatto che Onfray non solo non si sia arruolato tra i rivoluzionari, ma che si dimostri critico, ha deluso certi suoi ex fan.



Ora il filosofo torna sull’argomento dalla pagine della sua rubrica sul Nouvel Observateur. L’occasione è l’uscita di un libro della filosofa Bérénice Levet, quarant’anni, già allieva di Finkielkraut e studiosa di Hannah Arendt. “La théorie du genre, ou le monde rêvé des anges” (Grasset) è a sua volta bersaglio dei benpensanti della gauche. Prima di tutto perché dimostra che la pretesa inesistenza della teoria del genere nei programmi scolastici promossi dai ministri Peillon, Hamon e Vallaud-Belkacem è, appunto, pretesa. E’ la stessa autrice a spiegare che “finché quella teoria si limitava ai laboratori di ricerca di qualche università americana, la cosa mi era indifferente; ma ora si è insinuata in Francia, fin dentro le nostre scuole”. E racconta di un suo nipote, alunno di prima media, al quale era stato dato da leggere un opuscolo illustrato, intitolato “Il giorno in cui mi sono vestito da donna”.

E’ allora, scrive la Levet, che ha cominciato il suo libro. Nel quale, dice Onfray sul Nouvel Obs, troviamo più di una prova che la propaganda pro gender nelle scuole francesi e nella società “esiste eccome”, e che è in corso un combattimento “tra chi afferma che il corpo e la carne non esistono, che gli esseri umani sono solo archivi culturali, che il modello originale dell’essere è l’angelo, il neutro, l’asessuato, la cera malleabile, l’argilla priva di sesso da plasmare sessualmente, e chi sa che l’incarnazione concreta è la verità dell’essere che viene al mondo. Il che non esclude la formattazione fallocratica, ma non le lascia l’onnipotenza”.
Per Onfray la teoria del genere è un “nuovo puritanesimo”, che vuole “un essere umano nuovo, senza sesso”: è “il mondo sognato degli angeli” di cui parla il libro della Levet. 

Un mondo in cui è esaltata l’autocostruzione che nega la differenza sessuale, e che ha per esito “l’omosessualità, la bisessualità, la transessualità e tutte le altre forme di sessualità che si possono volere e scegliere a piacimento, per cambiarle senza mai sentirsi assegnati a esse”.
La Levet non chiama in causa Dio e ricusa “letture religiose o scientiste. Non è né con chi crede che tutto sia natura e Dio e cultura e geni, né con la destra tradizionalista né con la sinistra cosiddetta progressista. Non fa appello alla teologia o alle neuroscienza, ma alla filosofia”. 

Per questa via, scrive Onfray, “mostra come certi pretesi sovversivi realizzino paradossalmente il progetto cristiano: un corpo senza organi sessuali, l’aspirazione a una neutralità asessuata simile a quella degli angeli, il progetto di un ‘concepimento virginale’ apparentato a quello di Maria, madre di Gesù, con la fecondazione in vitro, ‘la ‘paura del desiderio’ eterosessuale ereditata da san Paolo, che esaltava la castità”
L’ateista Onfray si fa prendere la mano da una sua idea di cristianesimo molto parziale, che coincide con la visione monastica del corpo e della carne. 

Ma coglie il centro del problema, quando, con Bérénice Levet, dimostra che la teoria del gender non è che odio dell’eros nascosto da un alibi progressista. Affermare che maschile e femminile sono solo “costruzioni” non è una buona novella, è una bugia. E il libro della Levet dimostra anche l’incompatibilità di quella teoria con ciò che ha contribuito a costruire certe felici peculiarità della civiltà francese: la galanteria, l’erotismo, la conversazione. Non si tratta di relitti del passato ma di “doni incomparabili” legati alla dualità dei sessi.

Nicoletta Tiliacos
Ilfoglio


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