martedì 17 febbraio 2015

FINO IN FONDO

Durante il funerale di don Ezio mi è stata data la possibilità di portare, insieme ad altri amici, la sua bara fino al cimitero.

QUANTO PESA QUESTA BARA.

Da sempre Lo ricordo nella mia vita. Da sempre lì, sorridente ed un po’ storto;  stanco quando è presto e sveglio quando è tardi.
Poi un giorno non c’è più. C’era sempre stato, sempre. Ed ora non lo vedo. Guardo e non lo vedo.


Con la spalla reggo il peso e con l’orecchio inseguo l’anima che lascia il corpo. Ma tutto è silenzio.  Il legno è duro, liscio, freddo.
In sei portiamo la bara ma il peso della morte è tutto su di me. Uno è troppo alto, l’altro è troppo incerto, quello non mi aiuta, tutto il peso è su di me. Non importa quanti siamo a reggere la morte, il peso è sempre tutto, non si divide per le schiene, è sempre tutto su ogni spalla.

E più cammini e più pesa. Ogni passo è più pesante, ogni metro è più pesante, ogni giorno è più pesante.  E dopo tanti anni di cammino, mi accorgo che ho ancora paura di non reggere quel peso, di finire in una bara che finisce in una fossa.

E questi che camminano con me? Hanno la mia schiena e le mie spalle, ma tutto il peso è su di loro. Su ognuno di loro. Sono troppo alto, sono troppo incerto e non li aiuto per niente.

Mi sa che me ne vado, sono stanco, se tutti noi finiamo al cimitero non c’è bisogno di farsi accompagnare. Non c’è bisogno di farsi compagnia.
E poi alzo la testa, dalla strada, dalla bara, per un attimo, che però basta.
Là in fondo, alla fine del viale di cipressi, sopra la chiesa, c’è una croce. Mi attende. Mi guarda. Mi aspetta. Ancora pochi passi.

La bara è più leggera ora, tutto è più leggero quando vedi la meta. La vista della casa alleggerisce il viandante. E i miei compagni? Ognuno ha la sua altezza, siamo tutti molto incerti e non ci aiutiamo per niente, ma senza di loro non sarei mai giunto a guardare negli occhi quella croce.

Troppo lungo il tragitto per camminare da solo, troppo pesante quella bara per le mie spalle. Grazie Billi di esserti fatto portare fino in fondo; nel fondo c’è una croce che giustifica il cammino e mi rende indispensabili quelle schiene inutili con cui l’ho condiviso.

La Tua croce e le loro schiene, di questo ho bisogno per portare il mio peso fino in fondo, fino al fondo.


Ea 
(Andrea Alberti)

Nessun commento:

Posta un commento