giovedì 12 marzo 2015

QUELLE COSE UN PO’ FOLLI

DAL BLOG DI BERLICCHE
Sono quelle cose che possono sembrare un po’ folli a chi non le ha mai fatte. Due notti in treno, fatica, panini, spese e ipotermia per un incontro di pochi minuti.
Son le cose un po’ folli che fa chi è innamorato.
Lo siete stati anche voi, talvolta? Sapete di cosa parlo? Qualsiasi sacrificio sembra nulla, quando il cuore desidera.
Potreste dire non ho più l’età per gli innamoramenti, e forse neanche per i pernottamenti un po’ all’addiaccio. Nel mio caso l’invecchiare è una faccenda di scorza: è questa che sopporta il peso degli anni, l’interno permane bambino come un tempo. La scorza si adegua.
E a Roma volevo esserci, per vederla. No, non sono più un innamorato di primo pelo. Ho trascorso due terzi della mia vita con questa signora. L’innamoramento con gli anni è diventato qualcosa di più intenso, consapevole, speciale. Io sono quel che sono grazie a lei, e cosa sarei stato senza non so dire: ma sarebbe stato un di meno.
L’avete capito di cosa sto parlando? Massì, quella compagnia sui generis chiamata Comunione e Liberazione. Vivo con lei da tanto tempo, e so che i suoi momenti migliori sono quelli dove diventa popolo, una bellezza percepibile anche al più ottuso commentatore. Come certe signore, si veste bene e si riempie di quel fascino che le quotidiane conversazioni possono in una certa maniera avere offuscato.
L’occasione? Incontrare il Papa. Vederlo, per me, la prima volta dal vivo. Sentire cosa abbia da dirci.
Così mi preparo. Con tre amici, trentadue ore via, la metà di viaggio. Riempio lo zaino. Due seggiolini, per me e un altro. Panino. Cambi, ombrello e mantellina antipioggia pesante – esagerata? Sono ancora umido dal Giubileo delle Famiglie del 2000. Libri da leggere che non leggerò, libretti dei canti e delle ore che non userò, carte per passare il tempo che passerà comunque, caricabatterie, pila a manovella…starò prendendo troppo?
La prima notte in cuccetta trascorre mezza insonne. A chi guida il treno devono avere dato da poco la patente, a giudicare dagli scossoni. Meno male che sono abituato a dormire poco, ma i miei compagni di viaggio hanno occhiaie tipo Fossa delle Marianne. Arriviamo presto in piazza, si fraternizza con dei salentini, entriamo tra i primi, ad appena otto file dalle sedie più avanzate. Già, sedie. E dieci chili di seggiolini che me li sono portati a fare? Ma va bene, e va bene anche che in cielo non ci siano nuvole. Peccato che tiri un vento gelido, che neanche la settimana scorsa nella neve in cima ai monti faceva così freddo. Ringrazio in cuor mio di aver diffidato della quasi primavera romana e non esser passato al giubbotto.
Mamma mia quanti siamo, di tutte le età. E’ un peccato che il Papa arrivi che ci siamo appena scaldati la voce. Quasi mio malgrado faccio foto al Pontefice che passa, non si twitta più perché i telefoni sono i tilt. Il vento fa scrocchiare i microfoni e invola le berrette dei vescovi. E poi il Papa parla.

Ci sono stati parecchi commenti sul fatto che il Papa ci abbia rimproverati, corretti. Qualcuno si è anche fregato le mani, sperando in divisioni. Gente che gioisce se pensa che un altro soffra: ve li lascio.
Di fronte ad un tuo difetto che vede, chi ti vuole bene che fa? Viene, e te ne parla. Il nemico che fa? Va, e ne parla a tutti.
Il Papa ci vuole bene. Da uno che mi vuole bene accetto tutto, specie quando ha ragione.
Ha ragione che talvolta siamo troppo autoreferenziali; ha ragione sul fatto che dobbiamo “svuotare lo stivale”; ha ragione che è Cristo quello che dobbiamo seguire innanzi tutto. Vi ricordate don Giussani no? Non ci chiedeva di essere d’accordo con quello che ci diceva. Ci ha insegnato un metodo per confrontarci con tutto, e un metodo va usato, non chiosato.
A dirla tutta, quante volte il Gius stesso ci ha “pettinati” in maniera anche parecchio più decisa di così! Metà delle Equipe – conversazioni con i responsabili – sono lui che dice che non abbiamo capito niente…
Qualche anno fa mi domandavo: “Che accadrebbe se invece di un pontefice amico come Giovanni Paolo II e Benedetto ci fosse qualcuno a noi ostile?” E mi sono sempre risposto: se andiamo via di qui, da chi andremo, Signore? Non è che se non vengo accarezzato quello che ho detto fino a cinque minuti prima sulla fedeltà alla Chiesa e al Papa deve cessare. Il Gius stesso ne ha patite parecchie; e con lui praticamente ogni santo della Chiesa. Sono in una certa maniera convinto che sia quasi obbligatorio, per la santità, venire perseguitato dagli amici. Ben vengano, allora, un po’ di bastonate. Se ci sono vuol dire che lo Spirito ci pensa abbastanza forte da sopportarle; e di crescere attraverso di esse.
In fin dei conti, il Papa è un gesuita, e i gesuiti vennero addirittura sciolti…

E poi il discorso è finito, e ci tocca andare via. Che bella giornata. Giornata piena di vero e di bellezza. E se lo zaino era troppo pesante, pieno di roba inutile, la prossima volta imparerò a viaggiare più leggero, con meno preoccupazioni. Però i seggiolini alla fine mi sono serviti, nel deserto della notte alla stazione Ostiense.
Al ritorno, ho dormito come un bambino
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https://berlicche.wordpress.com/2015/03/10/quelle-cose-un-po-folli/

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