sabato 26 settembre 2015

DRACULA A CAPO DELL'AVIS = ARABIA SAUDITA A CAPO DELLA COMMISIONE ONU PER I DIRITTI UMANI

Le minoranze, i perseguitati, i discriminati e chiunque nel mondo soffre per il mancato riconoscimento dei suoi diritti umani può stare tranquillo: nel 2016 sarà difeso dall’Arabia Saudita. Purtroppo non è uno scherzo: l’ambasciatore saudita Faisal bin Hassan Trad è appena stato eletto a capo del Consiglio per i diritti umani dell’Onu per l’anno 2016.

DIRITTI UMANI. Toccherà dunque a uno dei pochi paesi a non aver mai firmato la Dichiarazione universale dei diritti umani, difendere per conto dell’Onu i diritti umani nel mondo. Quest’anno la presidenza, che viene ricoperta a rotazione da un paese di una diversa area continentale, toccava al gruppo asiatico e la monarchia assoluta islamica l’ha spuntata su paesi come Bangladesh, Cina, Emirati Arabi Uniti, India, Indonesia, Giappone, Kazakistan, Maldive, Pakistan, Repubblica di Corea, Qatar e Vietnam.

«PIÙ DECAPITAZIONI DELL’ISIS». L’annuncio, comprensibilmente, ha destato molta perplessità. Hillel Neuer, direttore di UN Watch, ong di Ginevra che monitora il lavoro in difesa dei diritti umani delle Nazioni Unite, ha commentato così la notizia: «È scandaloso che l’Onu abbia scelto un paese che ha giustiziato più persone dello Stato islamico quest’anno per presiedere il Consiglio dei diritti umani. Petrolio, dollari e politica nuocciono a questi diritti».

RECORD MONDIALE. Neuer non ha usato mezzi termini, ma ha le sue ragioni. L’Arabia Saudita è il quarto paese al mondo per numero di esecuzioni capitali, dietro Iraq, Iran e Cina, che detiene il record assoluto e irraggiungibile con migliaia di condanne a morte contro le centinaia degli altri paesi. Nel 2014 in Arabia Saudita sono state decapitate in tutto 88 persone. Ad agosto è stata decapitata la 102esima del 2015. E mancano ancora quattro mesi alla fine dell’anno.

CONDANNE ALLA CROCIFISSIONE. Pochi giorni fa, il 17 settembre per la precisione, nel Regno è stato condannato alla crocifissione Ali Mohammed Al-Nimr, figlio di un critico della monarchia islamica, arrestato nel 2012 quando aveva appena 17 anni. È stato accusato di aver protestato in modo illegale e di essere in possesso di armi da fuoco. Secondo molti giornali arabi, il ragazzo avrebbe confessato tutto sotto tortura. La sua richiesta di appello, appena respinta, è stata giudicata non pubblicamente, ma in segreto.
Solo per citare uno degli ultimi esempi di intolleranza radicale, l’Arabia Saudita ha proibito a National Geographic di vendere il suo numero di agosto in edicola e di spedirlo agli abbonati. La rivista ha citato «motivi culturali» alla base della censura. In copertina, sotto il titolo “La rivoluzione silenziosa”, c’era una foto di papa Francesco.

«ZERO DIRITTI». Al di là di questi ultimi casi, l’elenco delle violazioni dei diritti umani che avvengono in Arabia Saudita è lungo: dal trattamento delle donne a quello delle persone non islamiche, dalla violazione della libertà religiosa alla negazione della libertà di espressione, dallo sfruttamento disumano dei migranti per lavoro al trattamento riservato agli omosessuali, che possono incorrere anche nella pena di morte, per non parlare della rigidissima applicazione della sharia.
L’attivista laico Kacem El Ghazzali riassume così la vita nel Regno: «Questa è l’Arabia Saudita: l’unico membro dell’Onu a non aver firmato la Dichiarazione universale dei diritti umani, uno Stato con zero diritti per le minoranze, zero diritti per le donne, zero diritti umani, zero libertà e un sacco di oppressione e barbarica soppressione per chi dissente».


CI PENSANO I SAUDITI. Il Consiglio Onu per i diritti umani è nato nel 2006 e al Palazzo di vetro avevano giurato che «gli Stati membri avranno i più alti standard nella promozione e protezione dei diritti umani». Il Consiglio ha come scopo quello di «rafforzare, promuovere e proteggere i diritti umani nel mondo», oltre che «denunciarne le violazioni». Da oggi, ci penserà l’Arabia Saudita.

Occorre una ulteriore conferma della deriva delle istituzioni più importanti del pianeta che dovrebbero garantire la comunità umana anzichè, come accade , aggredirla?
Ormai l’ONU non è più un organismo di garanzia e imparzialità, ma solo una struttura inutile, costosissima e al soldo del maggior offerente, compratori che a suon di centinaia di milioni di dollari si comprano la legittimità a compiere qualsiasi violazione dei Diritti. Non solo ma è diventata essa stessa un pericolo con la diffusione delle nuove ideologie 'gender' che vengono imposte insieme all'aborto a tutti i paesi 'democratici' del mondo, specialmente i più poveri.
Da notare che nessuna associazione internazionale a difesa dei 'diritti umani obiettato ' come HRW o Amnesty International(tutte fanno capo comunque al Dipartimento degli Stati Uniti e legati a vari magnati )


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