sabato 19 settembre 2015

FEDE POLITICA LIBERTA' RELIGIOSA CULTURA E IDEOLOGIA IN USA AI TEMPI DI FRANCESCO

DA UN ARTICOLO DI MASSIMO INTROVIGNE 
LA NUOVA BUSSOLA 18/9/15                    

  (...) Più difficile ancora sarà l'impatto con gli Stati Uniti di chi, prima di essere Papa, è stato un intellettuale latino-americano che ha indossato senza scusarsene l'anti-americanismo tipico del suo ambiente culturale di riferimento. (...). 
Notre Dame University, South Bend INDIANA

Anche con il mondo cattolico statunitense, almeno con quello più conservatore che ancora esprime una parte importante dei vescovi, Francesco ha un oggettivo terreno di difficoltà. 

Questo mondo si è battuto con notevole e ammirevole coraggio sui temi della vita e della famiglia. Non è che Francesco non condivida queste battaglie: ha denunciato più volte la «colonizzazione ideologica» del gender e ha mandato regolari messaggi di incoraggiamento alle marce per la vita di Washington. Ma ha un timore, espresso in diverse interviste: che i “poteri forti” alla fine preferiscano una Chiesa che si occupa solo di vita e di famiglia, trascurando i temi della giustizia economica e della critica alla dittatura del profitto e del denaro

I “padroni del mondo” sono disposti a tollerare, per quanto a fatica, e non sempre, una Chiesa rinchiusa nel ridotto pro family, con un'attenzione quasi monotematica al gender, purché non disturbi i manovratori quando si parla di economia e di finanza. 

Un certo mondo cattolico americano critica Francesco perché parla molto di etica economica e un po' meno di etica familiare, e teme che le sue critiche al capitalismo americano, comprese quelle in nome dell'ecologia, siano un assist al socialismo, magari a quello in salsa latino-americana che va di moda in Ecuador o in Bolivia. 
Questa posizione nei confronti del Papa è, da un certo punto di vista, tipicamente statunitense. Qualche volta tradisce una fiducia ingenua nei confronti del capitalismo e del mercato, che portò gli stessi ambienti ad aggredire papa Benedetto XVI dopo l'enciclica Caritas in veritate, che denunciava - lo si dimentica troppo spesso - gli eccessi del capitalismo finanziario con accenti non troppo dissimili da quelli del Pontefice attuale. Non si può neppure fare finta che nel 2008 non sia successo nulla. La crisi finanziaria mondiale ha mostrato che al capitalismo di Wall Street e dintorni non si può dare fiducia quando afferma di sapersi dare le sue regole da solo.

Quanto alla famiglia, al gender e all'aborto, non sempre questi ambienti americani comprendono esattamente la posizione di Papa Francesco. 
Il Pontefice l'ha espressa ancora una volta alla vigilia del viaggio, nell'udienza generale dello scorso mercoledì (clicca qui). Sembrava un'udienza di routine, il cui scopo era concludere il lungo ciclo di catechesi sulla famiglia prima del Sinodo. Non lo è stata. 
Il Papa ha spiegato che la sua triplice battaglia contro la «tecnocrazia economica», contro chi provoca disastri ecologici in nome del profitto e contro le «colonizzazioni ideologiche» che aggrediscono la famiglia, in realtà è una, è la stessa. Gli stessi poteri forti internazionali impongono la dittatura di una finanza senza regole, rovinano l'ambiente e promuovono con ogni mezzo l'ideologia del gender. Sono gli stessi poteri forti: non sono poteri diversi. Criticarli solo sul versante del gender e della famiglia, non andando al cuore del loro dominio, che è economico e finanziario, è riduttivo. 

Naturalmente, è riduttivo - il Papa lo ha ricordato ai “movimenti popolari” latino-americani nei due incontri che ha avuto con loro - anche criticare soltanto le colonizzazioni economiche, dimenticando quelle “ideologiche” del gender e delle politiche anti-familiari. È uno schema certamente diverso da quello dei vescovi e cardinali statunitensi più attivi nel fronte pro family, e non è facile da far capire negli Stati Uniti. È questa la sfida che attende papa Francesco.

LEGGI QUI TUTTO L'ARTICOLO


Nessun commento:

Posta un commento