lunedì 7 dicembre 2015

IL CONFORMISMO EGEMONE E' LA CICUTA DELLA RAGIONE


da Tempi.it

A proposito dell’ennesimo “caso Natale” scoppiato a Rozzano (Mi) nei giorni scorsi, va segnalato oggi il commento firmato da Vittorio Messori per il Corriere della Sera. Il celebre scrittore cattolico vi elenca almeno un paio di questioni essenziali sollevate dalla “tediosa”, per quanto esemplare, vicenda. 
Innanzitutto che si tratta appunto dell’ennesimo episodio di una serie ormai trita e ritrita, appartenente al genere del «conformismo egemone»: è solo un esempio fra i tanti della nostra «vigilanza ossessiva per “non offendere” alcuno».

Tuttavia, osserva Messori, l’effetto sortito da queste «gesta politicamente corrette» è esattamente l’opposto di quello sperato. La scelta di «far finta di niente a Natale, solennizzando invece a gennaio una neutrale “Festa dell’Inverno”», infatti, non apparirà ai musulmani come un beau geste («per giunta non richiesto») di cui essere grati, ma al massimo come una ragione in più per disprezzare «gente pronta a nascondere le proprie tradizioni, anche religiose, per una piaggeria gratuita».
 
Congdon, Nativita'
Di più: «Il rinunciare alle nostre prospettive e alle nostre tradizioni non porta alla pace. Può portare, invece, alla guerra», continua Messori, poiché non solo fra i terroristi dell’Isis, ma anche in «altre parti (non per forza armate, ndr) dello sconfinato mondo islamico», è orma chiaro che «nella nostra incuranza religiosa vi sia la conferma che siamo pronti alla resa, maturi per l’islamizzazione, con le buone o con le cattive».

Del resto non è una visione infondata. Scrive Messori: «In effetti, quale Natale come nascita di Cristo può difendere un Occidente – europeo e nordamericano – che ha da tempo provveduto a cancellarne il nome?»

In effetti, cosa è diventato oggi il Natale in Occidente? «Siamo giusti», conclude Messori, «perché prendersela troppo con il rappresentante di una scuola dove insegnanti e allievi – alla pari dei loro compagni dell’intero Occidente – in gran parte hanno gettato alle spalle il senso e il messaggio di questa Nascita? In nome di quali “valori” dovremmo schierarci a difesa, noi, cittadini di una Europa che ha rifiutato di riconoscere che le sue radici stanno – non solo, certo, ma in gran parte – in quei venti secoli di storia trascorsi dal parto di Maria nel villaggio di Giudea?».

Va detto comunque che la visibilità che ha avuto il “caso Natale” di Rozzano, al di là del circo che è subito montato intorno ai fatti, è il segnale di un disagio sano, esile residuo di un’esigenza di senso che – per quanto confusa e inespressa – ancora sopravvive in tante persone verso una delle nostre tradizioni più importanti.


Cos’è dunque il benedetto Natale che siamo chiamati a “difendere”? 

NEL POST SUCCESSIVO LA LIMPIDA RISPOSTA DI DON GIUSSANI

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