giovedì 10 marzo 2016

LA CHIESA DELLA PAURA (?)


Cari amici,
ci sono cose all’interno della Chiesa che sempre mi lasciano basito, anche se a logica non dovrei più sorprendermi di nulla.
Si tratta di due episodi apparentemente indipendenti, ma che in realtà sono legati da un sottile filo rosso, anzi una sottile “linea rossa” che separa la ragione dalla follia. Il primo episodio riguarda il discorso tenuto da padre Ermes Ronchi dei Servi di Maria, durante gli esercizi spirituali tenuti per il Papa ad Ariccia.
Purtroppo, Ronchi, come molti, contrappone la “vecchia” Chiesa, piena di paure e pregiudizi, alla NUOVA CHIESA dell’accoglienza. Cito testualmente:

Luca Signorelli: il Diavolo rapisce una donna, duomo di Orvieto
“Per un lungo tempo la Chiesa ha trasmesso una fede impastata di paura. Che ruotava attorno al paradigma colpa/castigo, anziché su quello di fioritura e pienezza. La paura è nata in Adamo perché non ha saputo neppure immaginare la misericordia e il suo frutto che è la gioia (…) La paura invece produce un cristianesimo triste, un Dio senza gioia. Liberare dalla paura significa operare attivamente per sollevare questo sudario della paura posato sul cuore di tante persone: la paura dell’altro, la paura dello straniero. Passare dall’ostilità, che può essere anche istintiva, all’ospitalità, dalla xenofobia alla filoxenia (…) e liberare i credenti dalla paura di Dio, come hanno fatto lungo tutta la storia sacra i suoi angeli: essere angeli che liberano dalla paura”.http://it.radiovaticana.va/news/2016/03/07/ermes_ronchi_chiesa_trasmetta_fede_che_libera_dalla_paura/1213550


Ma siamo impazziti? La Chiesa che ha trasmesso “una fede impastata di paura”? Quasi duemila anni di magistero e pastorale della Chiesa basata sulla paura? Siccome, poi, Ronchi dice che la paura è mancanza di fede, i Santi avrebbero ricevuto dalla Chiesa preconcilare una fede impastata di “mancanza di fede”.
Come i Santi possano essere diventati santi con una Chiesa di questo tipo è un mistero irrisolvibile dalla ragione: come pretendere di risolvere un qualsiasi problema di geometria o di logica, rinunciando al principio di non contraddizione!

Emblematico è il caso dell’«Imitazione di Cristo», testo di mistica medioevale. Questo libro è stato certamente il testo di letteratura religiosa più diffuso da secoli nel popolo cristiano in Occidente. Ha formato schiere di santi (da sant’Ignazio di Loyola a san Carlo Borromeo, da santa Teresa d’Avila a santa Teresa di Lisieux, da san Giuseppe Cottolengo a san Giovanni Bosco e santa Maria Mazzarello) ed è stato raccomandato sempre dai Papi, da san Pio V a san Pio X, da Pio XI al beato Giovanni XXIII.
Invece, sembra che oggi la sua lettura sia sconsigliata, in Italia e in Europa, a quanti sono impegnati nella vita spirituale, laici, sacerdoti, seminaristi e religiosi. Parecchi spiritualisti contestano oggi la validità dell’Imitazione ai fini della formazione spirituale. E oggi sarebbe abbastanza arduo trovare copia di quel libro nelle camere dei giovani seminaristi e religiosi e nei banchi delle cappelle degli Istituti di formazione ecclesiastica (vi segnalo http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=124910 ).
Ed i nefasti risultati sono sotto gli occhi di tutti. Gli storici della spiritualità della Compagnia di Gesù sono concordi nell’affermare l’influenza dell’«Imitazione» sulla formazione spirituale di sant’Ignazio di Loyola. E non è certo per caso che l’«Imitazione» sia l’unico libro di lettura consigliato, con i testi biblici, a chi fa gli Esercizi ignaziani, secondo una precisa indicazione di sant’Ignazio.

Ma per ironia della sorte della “nuova” Chiesa, ecco il secondo episodio inquietante:
Tre sacerdoti gesuiti del Cile, i padri Eduardo Silva (che è addirittura il rettore della Universidad Alberto Hurtado), Paul Walker e John Christopher Beytia, si sono espressi a favore del riconoscimento delle unioni omosessuali non solo in ambito civile, ma anche nella Chiesa. «Una coppia gay è una famiglia», hanno dichiarato, «come un luogo di crescita, naturalmente». Inoltre aggiungono: «dobbiamo fare uno sforzo enorme e un dialogo molto tranquillo, […] per l’inclusione dei cittadini che richiedono diverse forme di famiglia […] Come Chiesa dobbiamo prendere atto dell’esistenza di una varietà di tipo familiare, e sono tutti “parte di Dio”».http://www.lafedequotidiana.it/tre-gesuiti-cileni-dicono-si-ai-matrimoni-gay-in-chiesa/


È chiaro che non è la vecchia Chiesa ad essere in difetto di ragione, ma il povero padre Ermes e quelli come lui. Sarà anche il caso di riprendere in mano l’«Imitazione di Cristo».
Kyrie eleison.

Autore: Mondinelli, Andrea  
Fonte: CulturaCattolica.it

martedì 8 marzo 2016

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