venerdì 29 luglio 2016

GEORGE WEIGEL: L’EUROPA VUOLE MORIRE IN PACE?

 Il Foglio ha interrogato alcuni intellettuali cattolici americani su un continente che “vuole morire in pace” . Ecco quanto ha dichirato George Weigel, biografo del Papa San Giovanni Paolo II
 
George Weigel
(…) Per George Weigel il problema dell’occidente è nel comprendere chi ha di fronte. “La mancanza di volontà di nominare questa minaccia per quello che è va considerata parte del problema della incapacità dell’occidente di affrontare la minaccia con successo, sconfiggendola”, dice al Foglio Weigel, acclamato biografo di Karol Wojtyla e considerato uno dei più influenti e ascoltati intellettuali cattolici degli Stati Uniti. “Se l’occidente non è disposto ad affrontare il fatto che è stato il ritiro della propria potenza militare da Iraq e Afghanistan ad aver creato il vuoto da cui è emerso il veleno dell’Isis, non ci sarà risposta soddisfacente alla minaccia islamista o alla crisi dei rifugiati che paralizza l’Europa. Il presidente Obama, naturalmente, ha la responsabilità maggiore per questo ritiro e per il conseguente vuoto riempito dall’Isis, e ciò che è ancora peggio è stata la sua mancanza di volontà di imparare dagli errori”. Dieci anni fa, Weigel fu uno dei primi a inquadrare il conflitto interno all’Europa nel best-seller “La cattedrale e il cubo”. Dove il Cubo è La Grande Arche de la Défense, l’edificio voluto a Parigi da Mitterrand come monumento alla laicità, mentre la Cattedrale è quella cattolica di Notre-Dame.  


“Quando ho provato a discutere di questi problemi morali e culturali con gli europarlamentari a Bruxelles, mi è stato detto, in poche parole: ‘Non venire qui a provocare, sappiamo che siamo finiti, ma preferiamo morire in pace’”, continua Weigel al Foglio. “Questo messaggio mi ossessiona fin da allora. Se l’Europa e l’occidente in generale ridurranno la libertà a mero arbitrio personale – la ‘Repubblica del Me’ – allora non c’è motivo di pensare che andremo a resistere con successo alla sfida esistenziale posta dai jihadisti dell’islam. O a risolvere i nostri molteplici problemi. O a invertire un inverno demografico auto-indotto. Sarebbe utile che i leader della chiesa cattolica in tutta l’Europa occidentale si concentrassero su tali questioni piuttosto che perdere tempo a stabilire la morale sessuale cattolica e l’etica del matrimonio. La crisi morale della civiltà in Europa è, in fondo, una crisi di un secolarismo inacidito in un nichilismo e in uno scetticismo che alla fine producono ciò che il cardinal Joseph Ratzinger ha chiamato nel 2005 la ‘dittatura del relativismo’. La decadenza spirituale e intellettuale, a quanto pare, è invalidante per la civiltà come la decadenza materiale”.

Secondo Weigel, il problema è anche ormai una incapacità europea nel giustificare una eventuale guerra al terrore islamista. “L’occidente ha bisogno di giustificare i propri impegni verso la democrazia liberale. Questo è il presupposto assoluto per la difesa della democrazia liberale. E sembra ormai chiaro che la licenziosità nelle sue varie forme non fornisce tale giustificazione. La visione biblica della persona umana e quella della società umana sono tra i fondamenti culturali dell’occidente e, a meno che non venga recuperata, l’occidente è nei guai. Stiamo andando verso un periodo molto difficile. La mancanza di leadership politica in tutto l’occidente – e certamente includo gli Stati Uniti in questa accusa – è assolutamente spaventosa. Abbiamo bisogno di una figura come quella di Giovanni Paolo II per recuperare le parti più nobili del nostro patrimonio culturale, compreso l’impegno per la tolleranza e il pluralismo, e quindi ricostruire le democrazie su basi forti. Democrazie che sanno che possono e devono sconfiggere l’islamismo terrorista”. (…)


tratto da il Foglio del 20 luglio, di Giulio Meotti

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