lunedì 17 ottobre 2016

COME DISSE CHECCO ZALONE: “È CAMBIATO DI CARATTERE!”

«C’è un modo molto semplice per giudicare stupide delle cose intelligenti ed è quello di guardare le cose intelligenti da stupidi». (Giussani)

Sono un lettore del sito CulturaCattolica.it e, da alcuni mesi, anche un collaboratore poiché vi sono stati pubblicati alcuni miei articoli. Sono rimasto dunque basito nel leggere un articolo del sito LA NUOVA EUROPA, a firma di Maurizio Vitali, dal titolo: “Fondamentalismo cattolico, il panorama italiano”.


La mia amara sorpresa nasce dai contenuti dell’articolo e ancor più dall’ambiente da cui l’autore e la rivista provengono. Infatti, Maurizio Vitali è stato direttore dal 1977 al 1989 di Cl-Litterae Communionis, mensile di Comunione e Liberazione, che allora aveva il titolo in latino e che ora si chiama “Tracce”; e dalla rivista La Nuova Europa che anni fa si chiamava Russia Cristiana. Grazie a questa rivista, ed al lavoro di don Francesco Ricci, abbiamo avuto la possibilità di conoscere le ricchezze liturgiche, artistiche e filosofiche della tradizione russa oltre che la situazione dei “cristiani separati”, cioè dei cristiani che pativano sotto il regime comunista dei Paesi dell’Est, prima della caduta del muro di Berlino. La tensione di questa rivista era indirizzata a cercare l’unità dei cristiani, compresi quelli oltre il muro di Berlino. Gli anni sono passati, i tempi sono cambiati, il muro di pietra di Berlino è crollato ma, ironia della storia, altri muri, ben più poderosi, quelli ideologici, vengono eretti (in Italia).

La cosa in sé sarebbe ridicola, e dunque da ridere, se non fosse che è allo stesso tempo molto seria.

Ma come si può pensare di scrivere che “A noi oggi può sembrare che il fondamentalismo per antonomasia sia (…) quello islamico, mentre in varie forme e gradi (il fondamentalismo, ndr) si sviluppa in Occidente ed è presente (…) in tutte le confessioni cristiane”? Come si può solo lontanamente immaginare di accostare a cuor leggero il fondamentalismo islamico, con tutto il suo carico di efferatezza bestiale, sangue, orrore, dolore, alle varie espressioni del cristianesimo in Italia? Come si può solo concepire di accostare le varie riviste on line dell’ISIS alle riviste on line dei cristiani italiani? Per far ciò, ci vuole solo un carico molto pesante di fantasia (e che fantasia!).

Vitali, bontà sua, precisa che il fondamentalismo c’è, è sicuro, assume però varie “forme e gradi”. Insomma, ci sono siti “tosti” e siti un po’ “annacquati”, ma sempre fondamentalisti sono! Esso, il fondamentalismo, è formato da “un arcipelago di intellettuali, giornalisti e siti internet (…) idoneo a creare contaminazioni culturali”. Che curioso! Nel 1986 destarono preoccupazione le contaminazioni radioattive del disastro della centrale nucleare di Černobyl’, di cui la rivista La Nuova Europa (allora si chiamava L’Altra Europa) pure parlò; oggi, invece, destano altrettante preoccupazioni le nuove “contaminazioni culturali”. E si scopre così che Vitali è preoccupato che il sito “Fede e Cultura propone ‘La Verità sullo scaffale’, cioè la buona stampa in linea con l’ortodossia della Chiesa. Si va da testi di Ratzinger a Il padrone del mondo di Benson, al  Catechismo di Pio X”. Apprendo dunque che leggere oggi i testi di Ratzinger, vale a dire dell’attuale Papa emerito Benedetto XVI, dimessosi solo tre anni fa ed ancora in vita, comincia a suscitare inquietudine in qualcuno. Inoltre, avviserò mia suocera e mia madre, persone molto anziane, di cancellare dalla loro memoria ciò che è rimasto del Catechismo di san Pio X che mi dicono, per altro, per la sua semplicità, ricordano ancora oggi, ed ha costituito la “struttura concettuale” della loro semplice ma profonda fede.

Il fatto che su alcuni siti, e qui cita Corrispondenza RomanaCultura CattolicaIl Timone on line,La Croce quotidianoLa Nuova Bussola QuotidianaNotizie Pro VitaOsservatorio Van Thuan, contemporaneamente, a reti unificate, sono stati pubblicati articoli tecnici (per intenderci, ad esempio, articoli giuridici aventi a tema l’obiezione di coscienza per i sindaci che non volessero celebrare le nozze omosessuali), per Vitali è già un segnale di allarme rosso. Egli, infatti, precisa che “sta di fatto che lo scandalo morale attorno al tema dei valori irrinunciabili ha generato tra ambienti e siti del fondamentalismo e ambienti e siti che fondamentalisti non sono, una sorta di contiguità, una certa omogeneità di atteggiamenti, un rimbalzo di contenuti e una certa circolazione di firme e articoli, al di là di quelli sulla legge Cirinnà”. Per Vitali, dunque, non è motivo di preoccupazione il fatto in sé che oggi i principi irrinunciabili, vita, famiglia ed educazione, cioè ciò che connota l’essere umano, siano vieppiù in pericolo, manipolati, decostruiti… noooo! Lui è preoccupato del fatto che questi temi suscitino uno scandalo morale che va a costituire il collante di un fronte popolare che si oppone (altra colpa) “a tutto campo alla legge sulle unioni civili”.

Ma alla difesa dei principi irrinunciabili ci hanno educati, tra l’altro, San Giovanni Paolo II e il Papa Emerito Benedetto XVI. E non ci hanno educati a seguire i principi irrinunciabili, sic et simpliciter, per se stessi, in sostituzione della fede, come Vitali semplicisticamente potrebbe forse pensare, ma ci hanno educati a seguire primariamente Cristo, Deum quaerens. Perché “ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me” (MT 25,46). E dunque, mai potremo rimanere in silenzio, o dare conformisticamente per scontato, oramai per approvato una volta per tutte, una legge che prevede l’uccisione del bambino nel grembo materno; una legge che introduce la manipolazione ideologica e mentale dei nostri bambini a scuola con il gender; una legge che preveda la soppressione eutanasica degli anziani o dei bambini handicappati, come si sta già cominciando a proporre, ecc. Come si può rimanere colpevolmente silenziosi davanti a tali atrocità che assumono il volto della legalità? Come ci si può trincerare dietro alla motivazione che “non è una marcia, per quanto buona, che può salvare la famiglia”, quando sappiamo benissimo che questa è una frase completamente priva di senso, perché sappiamo benissimo e chiaramente che non è una marcia che possa salvare la famiglia. Non si possono infatti confondere i due piani, quello dell’agire pubblico e quello della “salvezza”. Faremmo un torto alla nostra modesta intelligenza. L’agire pubblico segue, è una conseguenza dell’essere al mondo, dell’essere nelle concrete circostanze della vita, mentre cerchiamo il volto di Cristo. Sennò, perché mai San Giovanni Paolo II, nella omelia a Washington, Capitol Mall, del 7 ottobre 1979, avrebbe detto a gran voce: “Ci alzeremo in piedi ogni volta la vita umana viene minacciata. Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. (…) Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso (…) Ci alzeremo quando l’istituzione del matrimonio viene abbandonata all’egoismo umano e affermeremo l’indissolubilità del vincolo coniugale. Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche. (…) Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto”? E Vitali, quando San Giovanni Paolo II gridava queste cose, dov’era? Era direttore della rivista Cl-Litterae Communionis, mensile di Comunione e Liberazione, che allora era considerata dai media una falange ultra “integralista” del mondo cattolico. E non mi sembra che si preoccupasse delle cose che l’allora pontefice Giovanni Paolo II disse nella capitale degli Stati Uniti. Anzi! E oggi? Oggi, come disse Checco Zalone nel suo primo fortunato film: “è cambiato di carattere!”. Sarebbe bene a questo punto ricordare le parole che don Giussani proferì in una intervista a cura di Massimo Fini, per L’Europeo, del 3 ottobre 1975: “Dico sempre ai ragazzi: «C’è un modo molto semplice per giudicare stupide delle cose intelligenti ed è quello di guardare le cose intelligenti da stupidi». È esattamente l’atteggiamento che si tiene verso di noi. Siamo integralisti perché ci presentiamo con una identità chiara che si innesta organicamente su tutto quel che facciamo? Perché abbiamo un orizzonte globale del nostro agire interiore ed esteriore? Questo, cari miei, non è integralismo, ma unità della personalità. È chiarezza”.

Dell’articolo di Vitali quel che dà particolarmente fastidio è quella posizione dedita a fare quasi una “lista nera” di siti e persone, proprio come avveniva nel regime sovietico. E visto che l’articolo è scritto su La Nuova Europa (che inizialmente, come detto, si chiamava Russia Cristiana), questo mi ha spinto a ripescare nella mia biblioteca uno speciale (n. 13 del gennaio 1982) della rivista CSEO, Centro Studi Europa Orientale, istituto fondato da don Francesco Ricci che, quando ancora l’Europa era divisa in due zone geopolitiche contrapposte, ha cercato di far conoscere in Italia le reali situazioni dei paesi dell’Est e le riflessioni che in essi si andavano facendo. E lì, in quel fascicolo, ho ritrovato il clima pesante dello stato di assedio che visse la Polonia nella notte tra 12 ed il 13 dicembre del 1981. Un numero denso di notizie dolorose, di drammi, di fatti, di persone comuni, di dirigenti di Solidarność arrestati… Che senso ha infatti scrivere che “il cardinale Caffarra, come il cardinal Burke o monsignor Schneider, sono citati in un modo o nell’altro da quasi tutti i siti citati, e da molti altri (fondamentalisti e non, ndr), allo scopo, dicono, di limitare i danni dell’Esortazione che genererebbe scandalo e confusione”? Si vuol forse fare passare un sillogismo che ci fa logicamente dedurre che se i siti sono, chi più chi meno, “fondamentalisti”, e se tutti citano Caffarra, Burke e Schneider, allora, sempre logicamente, anche questi ultimi sarebbero “fondamentalisti”? Non ci posso credere, e non di meno si ha questa sensazione… A scanso di equivoci, però, è bene ricordare che il card. Caffarra è stato tra i fondatori del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, per gli studi su matrimonio e famiglia. Tale Istituto universitario, diffuso in tutti i continenti, è stato fondato nel 1981 da papa Giovanni Paolo II, il quale ha fortemente voluto come primo preside proprio Carlo Caffarra, riconosciuto come il maggior conoscitore della materia.

Vitali si pone la domanda: “Qual è l’interlocutore che si assume o che si cerca di intercettare?” Risposta: “il mondo non progressista e di sensibilità popolare all’interno della Chiesa, che ha paura del crollo delle evidenze e cerca una difesa per farvi argine: i ‘buoni cattolici’ più o meno praticanti decisi a difendere i valori morali, a cominciare dalla vita e dalla famiglia, (…) quelli che hanno paura del gender, degli immigrati, dei ladri” (…) quelli che si scandalizzano per il “matrimonio gay e utero in affitto, e in generale per i nuovi diritti”. Da questa descrizione sembra dunque venir fuori che questi siti vorrebbero “accalappiare” i più “sempliciotti”, quelli che sono “scandalizzati e impauriti”, che non sono abituati a dialogare, ma che piuttosto sono spinti da terzi in piazza a protestare per puro spirito di difesa e sopravvivenza.

Ma a Vitali è mai venuto in mente il pensiero che andare festosamente in piazza al Family Day (dove c’erano, ricordiamolo, tanti semplici genitori con passeggini e figlioletti, nonni, frati, suore, sacerdoti, ecc.) sia stata una forma grandiosa di dialogo a tutto tondo? Una forma bellissima di costruzione di ponti democratici sotto forma di partecipazione alla vita del Paese? Una espressione di democrazia attiva, vera (perché non eterodiretta da sindacati e partiti), vitale e nobilmente popolare? Uno stare nella realtà perché toccati sul vivo, mossi e animati da una grande passione ideale? O lui forse preferisce genitori e nonni rimbecilliti a seguire soap-opera e talk show nichilisti, affossati nei divani davanti alla TV? Figli persi nei videogame e chat balorde su smartphone/pc? Sacerdoti, frati e suore chiusi in parrocchia a discutere senza fine su piani fatti a tavolino, che spesso non portano da nessuna parte?

A Vitali che cita tra i siti in questione Cultura Cattolica vorrei ricordare che proprio lui vi collaborava. A Vitali che cita tra i siti anche l’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân(che si ispira al card. Servo di Dio Francois Xavier Nguyen Van Thuân, che fu per la sua fede incarcerato per lunghi anni in Viet Nam), istituto diretto dal vescovo di Trieste, SER mons. Crepaldi, e che si occupa egregiamente dell’attualizzazione della Dottrina sociale della Chiesa, dottrina da alcuni considerata un vecchio arnese ideologico, vorrei ricordare che lui stesso è stato tra i soci fondatori della Scuola Italiana di Dottrina Sociale, presieduta da Augusto Del Noce. Infine, a Vitali vorrei ricordare le parole che il card. Ratzinger, prima di essere eletto al soglio pontificio, nella Missa pro eligendo romano pontifice, disse: “Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

15 ottobre 2016
Autore: Paciolla, Sabino  Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it


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