martedì 25 ottobre 2016

I DIECI COMANDAMENTI: LA PREMURA DI DIO PER L'UOMO

PER UN PERCORSO ELEMENTARE DI CULTURA
ANNO SECONDO

Il nostro contributo, non reattivo, ma originale e significativo a una società in cui le differenze di cultura, di identità, di professione, di fede, devono esprimere la ricchezza della vita umana.
IL CROCEVIA

 
Ambrogio Lorenzetti
Allegoria del buon governo
Dopo l’esperienza dello scorso anno riprende il percorso elementare di cultura, così come lo abbiamo definito e vissuto, nei cinque incontri fatti (CHE SONO ANCORA VISIBILI NELLA PARTE DESTRA DEL BLOG) , nei quali,  con un preciso percorso di passi collegati fra loro, abbiamo cercato di ristabilire il significato originario, elementare, dei termini che riguardano la vita umana, riscoprendo l’esattezza delle parole cultura, persona, presenza, storia e Chiesa.

Il percorso continua a svilupparsi sulla strada individuata di dare alle parole il loro significato esatto. Togliere l'esattezza alle parole è avvelenarne il significato, il contenuto, l'elemento costitutivo e perciò “adulterare” le relazioni (di amore, di verità, di giustizia e di pace).

È evidente che c’è una differenza tra due parti del nostro popolo: ci sono coloro che conservano la consapevolezza di una tradizione cristiana che li fa stare di fronte ai fatti anche drammatici della vita con un ultimo e fiducioso abbandono alla presenza di Dio, che è padre, che non mente e non compie ingiustizie. Ma è anche vero che una parte più consistente del popolo, vive la quotidianità senza riferimento alla presenza di Dio, che viene invece chiamato in causa sempre più frequentemente come il presunto o reale colpevole di tutto quello che accade.

Colpisce molto questa confusione sul termine Dio, questo Dio di cui ciascuno ha il suo, questo relativismo, come avrebbe detto Benedetto XVI. Perché questo? Perché  il messaggio fondamentale che passa attraverso l'assetto culturale attuale è che il cristianesimo è una cosa del passato, un fattore tra i tanti della nostra storia, ma non un punto di confronto particolarmente importante e attuale. La fede non c'entra con la cultura (quanto meno con la cultura attuale). Quindi non viene interpellata quando si tratta di educare alla critica, cioè al giudizio sulla realtà.

Con il cristianesimo non ci si vuole confrontare sul piano dell'intelletto, della cultura, del giudizio. Lo si tollera, ancora, sul piano dell'esperienza privata e di una certa operatività caritativa-sociale ma lo si esclude dal campo dalla cultura.

Così Dio è sempre più assente dalla vita quotidiana, e diventerà sempre più un concetto su cui si dibatte in modo artificioso e forzoso, nei mezzi di comunicazione sociale. E questo Dio di cui si discute o su cui si discute, non scalda il cuore. Mentre in Cristo Dio è venuto per scaldare il cuore dell’uomo, di ogni uomo, in qualsiasi momento e in qualsiasi circostanza. 
Questa seconda parte del percorso riprende il tema dell’esattezza delle parole  partendo da Dio, e dal dono più importante che Dio ci ha fatto e attraverso il quale manifesta la sua premura per noi: i dieci comandamenti.
“Vogliamo essere persone che, in comunione con la sua premura per gli uomini, ci prendiamo cura di loro, rendiamo a loro sperimentabile nel concreto questa premura di Dio”. (Benedetto XVI).

 
Giotto, Dio Padre in trono
I passi del percorso 2016/17 partono dai Comandamenti, dettati all’uomo dalla premura di Dio per lui. 
Il termine suona prevalentemente con il significato di “dovere”, “obbligo”, “imposizione”, anche perché il linguaggio sacro ed elementare viene fatto apparire oggi come astratto, incomprensibile, astruso perché inusitato e “fuori moda”. …. I Comandamenti ci suggeriscono quali “necessità”, “esigenze”, “bisogni”di fame e sete di felicità radicati nel profondo della nostra natura umana, e sono “inviti” a rispondere alla legge Naturale, inscritta nel nostro cuore e quindi “trascendente” la nostra natura.

Lo realtà culturale di oggi è quella di un io smarrito, solo, impotente, fragile, autosufficiente e autodeterminato, che non riconosce alcuna legge se non quella che lui si è dato, senza un punto di riferimento (Cristo nuova legge), inseguendo una “legalità” che si può trasformare in una deriva contro l’uomo.

Per questo la Chiesa si presenta ed è la salvezza. La Chiesa è l’esperienza reale dei dieci comandamenti. La Chiesa è il popolo di coloro che, attratti da questo invito, che corrisponde al loro desiderio, vi hanno aderito con libertà e gioiosa riconoscenza. La Chiesa è questo popolo salvato, questo “mondo nuovo”, dentro al mondo vecchio, che procede a vista, senza storia e senza tradizione.


Per questo ci brucia dentro una passione per ritornare agli aspetti elementari del Cristianesimo, per rivivere la passione del fatto cristiano nei suoi elementi originali, e per costruire la Chiesa. La Chiesa è la contemporaneità di Cristo ad ogni uomo e ad ogni epoca. La Chiesa è presenza, responsabilità sociale e politica, testimonianza personale e popolo, un popolo nuovo che attraverso Gesù, Legge nuova e incarnata,  salva, redime e ci spinge  alla Missione che, unica, dà speranza al futuro dei giovani e del mondo 

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