mercoledì 5 ottobre 2016

IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE VIVE DI RETORICA


L Ungheria che non c è e la realtà che avanza

Com’era la storia del referendum ungherese sui migranti perso da Orbán e vinto dall’Europa?
Il Telegraph informa che Repubblica Ceca e Serbia l’hanno interpretata in maniera diversa rispetto ai titoli impaginati ieri dai quotidiani italiani.

Dice Tomislav Nikolic, presidente serbo: “Chiuderemo i nostri confini”. Dice Milos Zeman, presidente della Repubblica Ceca: “Io sono per la deportazione di tutti i migranti economici”.

Come sempre la realtà si incarica di rimettere a posto le pedine sulla scacchiera: la sconfitta di Orban è immaginaria, gli effetti del referendum di Budapest invece sono reali e cominciano a diffondersi, i tre milioni di No hanno accelerato il gioco delle frontiere a est, l’Europa finirà per implodere non per la presenza del premier ungherese, ma per l’assenza di una classe politica che sappia leggere la realtà senza confonderla con i suoi desideri.

Qualche esempio? Ce l’abbiamo in casa, viene dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervistato dalla Stampa, è su un’altra dimensione: “Quel voto è una sconfitta per chi l’ha promosso”.


Il titolare della Farnesina si riferisce all’Ungheria e non capisce – o non vuol capire – che il referendum ungherese in realtà è un altro mattone sul muro europeo. Il pensiero politicamente corretto pensa che quel muro si possa abbattere con la retorica. Occhio alla testa e tanti auguri.

tratto da Il Foglio - LIST

Nessun commento:

Posta un commento