venerdì 21 ottobre 2016

VIVA IL CAMBIAMENTO (MAGARI FORSE NO...)



DI LEONARDO LUGARESI
Ai sostenitori, più o meno entusiasti, dell'idea che «comunque, bisogna cambiare!» e che «qualsiasi riforma è meglio di nessuna riforma», e soprattutto a chi aderisce senza rendersene ben conto a questo ormai comune sentire, vorrei sommessamente far notare che tutti i nostri guai sono partiti da una riforma costituzionale.
La «più bella costituzione del mondo», infatti, non era di certo la nostra del '48, poverina, ma quella che Dio Onnipotente, Sommo Legislatore, dettò per il regno umano da Lui fondato in principio. Era composta di due soli articoli: «Articolo 1: potete fare quello che volete. Articolo 2: solo non potete mangiare i frutti dell'albero della conoscenza del bene e del male (quello che sta in mezzo al giardino, per intenderci)». Semplice e funzionale. 
MASACCIO
LA CACCIATA DAL PARADISO TERRESTRE
Ma il Riformatore di allora trovò che l'articolo 2 non andava bene e propose di abolirlo. Cominciò la campagna referendaria e, come sempre quando si tratta di propaganda elettorale, fece della disinformazione, insinuando che l'articolo 2 proibisse di nutrirsi di ogni frutto degli alberi del giardino. L'elettrice, che credeva di saperla lunga (e credeva nel dialogo con tutti), provò a spiegargli che le cose non stavano così e gli recitò a memoria il testo dell'articolo 2, ma mentre dialogava col Riformatore si convinse che questi aveva ragione. Così metà dell'elettorato (dispiace dirlo, quella femminile) passò dalla sua parte, poi il passaparola fece il resto e così la Riforma fu approvata democraticamente, a maggioranza più che bulgara, dal 100% del corpo elettorale.
Quel che ne seguì è ben noto: crisi economica («mangerai l'erba dei campi»), sistema sanitario in fallimento («partorirai con dolore»), forse ci fu persino il climate change (la Bibbia non lo dice, ma sta di fatto che se Dio dovette fornire ai riformatori delle tuniche di pelle è segno che evidentemente le foglie di fico non bastavano e che almeno la sera aveva cominciato a fare freddino) ... insomma, un'iliade di guai che da allora non è più finita.
Il conservatorismo era l'atteggiamento politico (e culturale) perfetto nel Paradiso terrestre; l'unico ragionevole, del resto, perché “lasciare il mondo come sta” era allora la sola cosa da fare. Dopo l'Edenexit (una volta detto peccato originale) evidentemente non è più così, perché nel mondo c'è il disordine, le cose cambiano e si deformano, non funzionano più e quindi delle riforme bisogna pur farle (io preferirei dire "dei restauri", ma questa è un'idiosincrasia del tutto soggettiva).
Però un sano conservatorismo conserva l'impronta dell'antica saggezza. Dopotutto, lo status quo  almeno un pregio ce l'ha per definizione: sta. Sta in piedi, bene o male. I pro-grammi, cioè le idee per il futuro che stanno scritte nella mente dei riformatori, non si sa. Andarci piano e guardarci bene non è sbagliato.

[P.S. Poiché, come diceva se non sbaglio Leo Longanesi, quando si fa dell'ironia bisogna avvertire scrivendo tra parentesi: (Ironia), autocertifico che il genere letterario di questo post è lo scherzo]

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