venerdì 11 novembre 2016

GOOD MORNING AMERICA


Di Nicola Marcatelli

ALEXANDRIA BAY, (NY)


Saranno state le 22,30 martedi’ sera quando Chris Wallace, eterno volto di Fox News, ha pronunciato la frase che pochi si sarebbero immaginati: “Dobbiamo iniziare a considerare che Donald Trump possa davvero diventare presidente”.

Si’, negli Stati Uniti e’ un nuovo giorno e quello che all’indomani si vede nelle facce di amici e colleghi e’ l’incredulita’. Tutti quelli che martedi’ erano tornati dal seggio con un adesivo “I’m with Her” l’hanno rimosso. Lungo la strada di casa mia a Syracuse, nello stato di New York, un uomo sulla cinquantina rimuove il cartello “Vota Clinton-Kaine” e quello che rimane delle decorazioni di Halloween. Per lui la festa e’ finita, in tutti i sensi.

Che notte incredibile, martedi’ sera.
Che la situazione in alcuni stati chiave sarebbe stata in bilico fino alla fine si sapeva da tempo e entrambe le campagne elettorali hanno investito milioni di dollari per vincere in Pennsylvania, North Carolina e Florida.
Negli ultimi mesi, ho visto tutto questo da vicino. Nella societa’ dove lavoro, Terakeet, implementiamo strategie di digital marketing per aziende e personaggi pubblici, e quando gli uomini di Hillary Clinton ci hanno chiamato in Aprile hanno chiesto proprio di aiutarli in quegli stati.
Un team di dieci colleghi ha lavorato sodo, ma quello che ai Clinton e’ sfuggito e’ che il problema non era al di fuori, ma all’interno del loro mondo. Con la gestione fallimentare del Medio Oriente, con le vicende delle email e della Clinton foundation, e non ultime le politiche di Barack Obama, la controversa Obamacare in primis.

Ma almeno nel 2008, quando lui venne eletto, c’era un movimento che lo supportava: quell’autunno stavo studiando all’University of Wisconsin per un semestre e l’entusiasmo per Obama era contagioso a prescindere dalle idee di ciascuno. Di quell’entusiasmo nel carrozzone della Clinton ormai non c’era piu’ nulla.

Ma allora dove sono i supporter di Trump, si chiede chi ancora non vuole capire. Ad Aprile un amico mi aveva portato a un suo comizio. C’era un’atmosfera nuova, lontana dalla tipica arringa di un uomo del politico medio. E contrariamente a come il 90% dei media e la stessa Clinton hanno tentato di dipingerli, i suoi supporter non sono miserevoli. Non sono razzisti. E non inveiscono su Facebook contro l’avversario. Non l’hanno mai fatto, perche’ la maggioranza silenziosa non si cura di loro, ma guarda e passa.
 
TRUMP TOWER , CHICAGO
C’e’ incredulita’ oggi sotto il cielo d’America. C’e’ chi dice che con Trump a Washington vuole emigrare in Canada. C’e’ il mio collega Gino, il cui nonno e’ venuto qua dalla Calabria, che non ha votato ne’ per Clinton ne’ per Trump. C’e’ mio fratello Leonardo, ora cittadino americano, che tra qualche anno raccontera’ a sua figlia Lucy (che ama i suoi nonni italiani e il mare di Cesenatico) di un evento che e’ gia’ nella storia.

Storie vicine e lontane delle persone che rendono questo posto speciale. Perche’ lo diceva lo stesso Obama quella notte di otto anni fa a Chicago: “Se c’e’ ancora qualcuno che dubita che in America tutto sia possibile, stasera ha avuto la risposta”.


Good morning, America. Sei la storia piu’ incredibile.

Syracuse (NY) 9 novembre 2016

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