venerdì 24 febbraio 2017

MA SULLA SVEZIA TRUMP HA RAGIONE

IL FALLIMENTO DEL MULTICULTURALISMO 
E LA COMPLICITA' DEI MEDIA

L’OCCIDENTALE
23 Febbraio 2017

In questi giorni provate a digitare su Google la parola "Svezia", in italiano o in inglese, il risultato non cambierà. Il misterioso algoritmo del gigante di Mountain View vi rimanderà, immediatamente, alla fantomatica gaffe di Donald Trump che, durante il comizio di sabato scorso in Florida, avrebbe citato un presunto attentato in Svezia. In realtà il Don aveva fatto semplicemente riferimento alla mancanza di sicurezza in quel Paese, considerazione che ha fatto presto, però, a tradursi in una sorta di profezia.
E' così che i sorrisini di scherno dei giornaloni hanno lasciato spazio, in men che non si dica, al silenzio della stessa stampa che ha preferito non riportare quanto accaduto la notte tra lunedì e martedì a Rinkeby, sobborgo di Stoccolma ad alta densità d'immigrati.
Il sobborgo, infatti, è stato devastato dalla furia cieca degli stessi immigrati: aggressioni alla polizia, negozi saccheggiati, auto in fiamme. La rivolta, secondo quanto riporta l'Associated Press, sarebbe scaturita da alcuni arresti nel quartiere per spaccio di droga. E sempre secondo l'agenzia di stampa, quella di mettere a ferro e fuoco i sobborghi delle città svedesi è diventata ormai una consuetudine. 
La verità è che il Paese scandinavo si sta velocemente avvicinando al collasso. Sempre più amministrazioni comunali lanciano l'allarme: se i migranti continueranno ad arrivare a questo ritmo, le amministrazioni locali non saranno più in grado di garantire una vita normale ai cittadini. E se l'ondata di migranti continuerà a crescere, in 10-15 anni, gli svedesi saranno una minoranza nel loro stesso paese.

Solo nel 2016, la Svezia ha accolto circa 29mila richiedenti asilo regolarmente registrati. Ma non è il clima - la temperatura invernale media è di circa -3°C -, né le accoglienti metropoli - il 56% del territorio è coperto da foreste - ad attirare così tanti immigrati, bensì le celebrate politiche di accoglienza dei Paesi nordici. Per intenderci, in Svezia, se si riceve un permesso di soggiorno come rifugiato si ha diritto a 33 euro al giorno. Per non parlare degli assegni che spettano a chi ha figli a carico. L'immigrato medio in Svezia, dunque, non ha bisogno di cercarsi un lavoro, e non avendo molto da fare se ne va a zonzo, magari seguendo usi e costumi dei propri paesi di provenienza, Paesi dove molto spesso rispetto delle donne e libertà femminile sono solo parole.
Nel 2015, la percentuale dei casi di stupro perseguiti dalla polizia è stata del 14%. Ciò significa che nell'86% di casi chi ha commesso violenze sessuali non è stato identificato. E se per molti è una cosa razzista associare l'immigrazione ai crimini sessuali, è vero anche che è stata la stessa polizia svedese a spiegare, in un rapporto del giugno 2016, che "i protagonisti di violenze sessuali sono principalmente i giovani che hanno presentato domanda o che hanno recentemente ricevuto asilo in Svezia".
Sono gli abusi sessuali ad essere, oggi, forse il più grande problema svedese. E la situazione sta sfuggendo così tanto di mano che all'inizio di febbraio è tornato alla ribalta il video del capo della polizia svedese, Stephen Jerand, che un anno fa invitava le donne a modificare i loro comportamenti e, soprattutto, a non vestirsi in modo provocante, per evitare il rischio di abusi sessuali o stupri. Della serie, donne, se volete vivere serenamente restate a casa così da non spingere qualcuno ad aggredirvi. Giusto un'idea di quanto siano sopraffatte e inette le autorità dei Paesi europei. 
Nel 1975 il Parlamento svedese decise all'unanimità di trasformare la Svezia in un paese multiculturale. Quarant'anni dopo sono evidenti a tutti le drammatiche conseguenze di questo esperimento: i crimini violenti sono aumentati del 300%. E se si guarda al numero di stupri l'aumento è ancora più drammatico. Nel 1975 ci furono 421 stupri denunciati alla polizia; nel 2014, ben 6.620. Stiamo parlando di un incremento del 1.472%. Non sono note le percentuali relative agli ultimi due anni, e certo non perché la cronaca non abbia continuato a fornirci notizie drammatiche in tal senso.
Lo scorso gennaio, una ragazza svedese è stata stuprata in diretta su Facebook da tre immigrati afghani, mentre aumenta il numero degli stupri di gruppo, una "nuova tendenza" su cui negli ultimi anni sono fioriti studi e ricerche. Uno dei casi più gravi risale al 2012, quando una donna di 30 anni venne violentata da otto uomini in un centro di accoglienza per i richiedenti asilo. All'epoca dei fatti il procuratore svedese definì l'incidente "il peggior crimine di stupro nella storia penale svedese".
Ma precedenti come questi non hanno cambiato il destino di altre giovani donne. Come la quindicenne che nel 2013 venne violentata da sei uomini di "origine straniera". Il giudice li condannò, ma la corte d'appello li ha poi assolti sostenendo che la ragazza "non era in una posizione indifesa". Nel 2015 tutti i principali media svedesi hanno riferito di uno stupro di gruppo a bordo di un traghetto tra Stoccolma e Åbo, in Finlandia, ma dissimulando il numero e le origini degli autori dello stupro. "Diversi uomini svedesi sospettati di stupro" (Dagens Nyheter); "Sei uomini svedesi violentano donna in cabina" (Aftonbladet), così titolavano alcune testate nazionali. In realtà sette degli otto sospettati erano somali e uno iracheno. E secondo i testimoni, il gruppo di uomini era sul traghetto in cerca di prede.
Ma non è tutto. Un altro problema figlio dell'immigrazione musulmana è legato alle piscine pubbliche. Afghani, somali, iracheni e siriani (i gruppi più numerosi di migranti che arrivano in Svezia) ritengono che le donne che se ne vanno in giro seminude meritino di essere abusate. Ma nessuno osa alzare il dito nel timore di essere tacciati di "islamofobia". E' così che per molti anni è stato possibile coprire gli abusi. Anche perché i media hanno sempre preferito l'appellativo di "baby gang", senza mai fare menzione del fatto che gli autori di molestie, violenze e soprusi erano immigrati provenienti dai paesi musulmani. A Malmö, una delle città svedesi con la più forte presenza di immigrati, e dove gli svedesi sono di fatto una minoranza dal 2013, i problemi nelle piscine pubbliche sono cominciati almeno 15 anni fa.
Uno dei primi episodi segnalati risale al 2005. Una diciassettenne venne violentata nella piscina Husbybadet, a Stoccolma. Lo stupratore di 16 anni la inseguì e con l'aiuto di un amico che la teneva ferma, ne abusò. Durante il processo emerse che l'aggressione era avvenuta sotto lo sguardo di una trentina di persone. A gennaio 2016, il Comune di Växjö si è detto intenzionato ad assumere un agente di sicurezza per controllare la locale piscina pubblica. A far traboccare il vaso, l'ennesima aggressione sessuale di gruppo ai danni di due undicenni. L'estate del 2016 viene considerata una delle più drammatiche della storia svedese quanto ad aggressioni e violenze.
Da qui gli appelli delle autorità alle ragazze e donne svedesi perché si adattino a convivere con il rischio di essere palpeggiate e stuprate, se continueranno a vivere, a comportarsi e a vestirsi all'occidentale.

Che fare per evitare i rischi? Ritirarsi dagli spazi pubblici, magari in ossequio alla legge coranica, la sharia. Cosa che a quanto pare non disturba troppo il governo del Paese nordico, dal momento che la Federazione Svedese dei musulmani (SFM), un'organizzazione no-profit con sede a Göteborg, ha ricevuto un sussidio statale di 535.200 corone svedesi [57.000 euro] nel 2016. Oltre le 150.000 corone svedesi [16.000 euro] che la SFM ha ricevuto dalla città di Göteborg. L'organizzazione sostiene di utilizzare questi finanziamenti "per combattere l'islamofobia", considerata come "uno dei problemi più grandi in Svezia in questo momento". E a giudicare da quello che abbiamo raccontato, da cosa accade in Svezia, ogni altro nostro commento è superfluo.

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