martedì 19 giugno 2018

TRUMP IL G7 E L’ABORTO



UN SEGRETO BEN CUSTODITO


Tra le censure che caratterizzano l’attuale ordine costituito dei media nel nostro Paese (ma anche altrove) una delle più clamorose è quella che riguarda la politica del presidente Trump a proposito dell’aborto. A prescindere dal giudizio che si può dare sul resto della sua prassi di governo, si tratta di qualcosa che merita ovviamente una valutazione a parte.
Justine Trudeau, Presidente del Canada

Già in altre occasioni ricordavamo, e quindi non vi ritorniamo sopra qui nel dettaglio, che quella della banalizzazione e quindi della legalizzazione dell’aborto nel mondo non è affatto la marcia trionfale che ci raccontano. In sede di Assemblea generale delle Nazioni Unite c’è una maggioranza a ciò stabilmente contraria; e l’opposizione è crescente in tutti i paesi dove l’aborto è legale da lunga data. Il fenomeno risulta di particolare rilievo negli Stati Uniti, a conferma tra l’altro del fatto che — diversamente da quanto spesso si pretende in Italia — il no all’aborto non è affatto una “cosa cattolica”. In realtà, diciamo noi, è in primo luogo una cosa umana. Ciò fermo restando, sta di fatto che negli Usa il movimento anti-abortista è per lo più di ambiente protestante. E ai protestanti si aggiungono non solo i cattolici ma anche un numero consistente di quelli che noi chiameremmo “laici”: persone che sono contrarie all’aborto in nome di quel vitalismo che è una componente tipica della mentalità comune americana.
In questo quadro l’elezione di Trump ha segnato una svolta anche a livello istituzionale. In campagna elettorale egli si era apertamente schierato per la vita promettendo che, se fosse stato eletto, avrebbe sospeso l’erogazione di finanziamenti federali alle fondazioni, tra cui in primo luogo Planned Parenthood, che praticano gli aborti in loro appositi ambulatori. Al contrario Hillary Clinton lo sosteneva a spada tratta e aveva promesso, in caso di sua vittoria, ulteriori finanziamenti a Planned Parenthood.

Negli Stati Unit ad ogni modo né la sanità pubblica né le casse sanitarie private riconoscono ipso facto l’aborto come una forma di cura (come d’altra parte non è). Perciò di regola non lo si pratica negli ospedali, ma appunto in strutture apposite, e non fa parte delle prestazioni ordinariamente fornite nel quadro dei servizi sanitari. La legislazione sull’aborto è poi di competenza degli Stati e non del governo federale. Obama tuttavia lo sosteneva in modo indiretto appunto con finanziamenti come  quello che Trump ha adesso sospeso.

In sede internazionale a premere per la diffusione dell’aborto legale nel mondo sono principalmente i Paesi del Nord Europa, il  Canada e altri Paesi sviluppati di tradizione  anglosassone, e a opporre resistenza sono invece l’Africa e molta parte dell’Asia, dell’America Latina e dei Caraibi.
In tale quadro il fatto che con Trump gli Usa siano passati da un campo all’altro è ovviamente una novità di cruciale importanza. Se fosse avvenuto il contrario tutta la stampa italiana più diffusa ne avrebbe dato la notizia con grandi squilli di trombe. Stando invece così le cose la consegna è il silenzio. E il bello è che pure il giornali e telegiornali cattolici ufficiali e ufficiosi tengono la bocca ben chiusa confermando la loro subalternità all’élite post-illuminista, variamente vicina all’area erede del Pci, che è la razza padrona della stampa italiana. Perdono così tra l’altro l’occasione per far scoprire ai loro lettori quanto la questione dell’aborto non sia appunto una “cosa cattolica”.
Un’importante conseguenza della posizione del governo Trump in tema di aborto si è avuta nel caso recente vertice del G 7 in Canada. Facendo leva sulla sua posizione di Paese organizzatore dell’incontro il Canada del premier Justin Trudeau, che è  schierato a tutta forza a favore della diffusione dell’aborto, ha tentato di introdurre ufficialmente la questione (come pure quella del “gender”) nell’agenda dei lavori dell’incontro, ma ha dovuto recedere di fronte al “no” della delegazione statunitense. 
E’ rimasta così nel cassetto la bozza di un documento in cui si voleva che i Paesi del G 7 si schierassero in blocco contro la “criminalizzazione e le regolamentazioni restrittive dell’aborto”  e a favore dell’ “inclusione  nel concetto di assistenza umanitaria anche della legalizzazione dell’aborto, della sua promozione e del suo finanziamento con fondi pubblici”.  
Qualcuno in Italia è venuto a saperlo? In tutta la valanga di luoghi comuni scritti e audiovisivi sul G7, da cui per giorni siamo stati sommersi, di questa vicenda non c’era traccia.
18 giugno 2018

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