sabato 17 novembre 2018

QUANDO LA “GLOSSA” SOSTITUISCE IL TESTO (CON UNA SPIEGAZIONE)


LEONARDO LUGARESI
Dunque i nostri vescovi, come previsto, hanno sentito la necessità di cambiare la traduzione del testo liturgico del Padre Nostro perché hanno ritenuto non più accettabile l'espressione «non ci indurre in tentazione». A me quelle parole non hanno mai fatto alcun problema e non ricordo di essermi mai accorto che facessero problema a qualcun altro, ma questo vuol dire poco: sono “epi-skopoi”, vedono le cose dall'alto, e di lì avranno visto che quella traduzione era in effetti una gran difficoltà per il popolo di Dio. “Non capisco ma mi adeguo”, come diceva un mio concittadino.
Duccio di Buoninsegna, La tentazione di Cristo, Duomo di Siena
C'è però un altro problema, che nasce dal fatto che hanno deciso di sostituire quella “vecchia traduzione inadeguata” non con un'altra traduzione ma con una spiegazione. Tale, infatti, deve considerarsi l'espressione adottata: «non ci abbandonare alla tentazione».
Mi chiedo se abbiano ponderato bene le implicazioni di questa scelta, che di fatto sostituisce la glossa al testo. Quante sono le asperità, le oscurità, perfino gli “scandali” che il testo biblico ci mette davanti? Innumerevoli. Ma è un bene sottrarle ai fedeli? Origene e dopo di lui gli altri Padri ci hanno insegnato come e perché l'asperità del testo sacro sia invece un dono prezioso al lettore che voglia veramente assimilarne il senso. 
Con questo metodo, che per altro è già in vigore da tempo, tutte le asperità possono essere appianate, tutte le oscurità chiarite e tutti gli “scandali” tolti di mezzo. Di questo passo, non finiremo per avere un testo facilitato, a nostra misura, che dice sempre quello che ci aspettiamo che dica? Con un po' di malizia, si potrebbe arguire che, in questo modo, invece di “vivere il vangelo sine glossa” – com'era l'ideale arduo e quasi irraggiungibile di Francesco (quell'altro) – si potrà passare direttamente alla glossa, saltando il testo. Ma se la glossa sostituisce il testo, niente più Origene, niente più Francesco.
P.S. A chi obiettasse che questi sono arzigogoli aristocratici, fisime da eruditi che hanno tempo da perdere, mentre i vescovi giustamente si preoccupano del buon popolo di Dio, farei sommessamente notare che in fin dei conti chi sa il greco la possibilità di sapere cosa ci sia scritto nel vangelo ce l'ha comunque, mentre è proprio alla grande maggioranza dei fedeli, che il greco non lo conoscono, che viene tolto l'accesso al testo così com'è, quando al posto di una corretta traduzione gli viene data un'esegesi.
Leggi  anche il commento di NICOLA BUX



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